Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  gennaio 20 Giovedì calendario

WILANDER

WILANDER Mats Vaxjo (Svezia) 22 agosto 1964. Ex tennista. Ha vinto gli Australian Open 1983, 1984, 1988 (sconfitto in finale nel 1985), il Roland Garros 1982, 1985, 1988 (sconfitto in finale nel 1983 e 1987), gli Us Open 1988 (sconfitto in finale nel 1987), a Wimbledon ha raggiunto al massimo i quarti (nel 1987, 1988, 1989) (Atp Media Guide 2001). «[...] conosce il Roland Garros come le sue tasche. Ha vinto su questi campi ben tre volte: la prima a 17 anni, nel 1982, battendo Lendl, e Vilas in finale. Poi si è ripetuto nell’85 su Lendl e nell’88, quando vinse anche in Australia e a Flushing Meadow, contro Leconte. [...] una delle menti tennistiche più lucide della storia [...] Che ricordi ha dell’anno in cui, ad appena 17 anni, vinse [...] a Parigi? ”Era l’82, e avevo già raggiunto le semifinali a Roma, sapevo di essere in grande forma. Ma non mi preoccupavo troppo, pensavo solo a giocare e a correre. Battei Lendl e Vilas, che avevano giocato benissimo per tutto il torneo e male contro di me [...] Anche l’anno dopo, prima della finale con Noah, ero sicuro di vincere. Dopo dieci minuti capii quello che sarebbe successo e iniziai a preoccuparmi, ma vi assicuro che giocare a tennis senza paura di nulla è la miglior sensazione del mondo [...] c’era qualcosa di sbagliato nella nostra generazione. La Svezia ha nove milioni di abitanti, erano meno ai nostri tempi, e avevamo 5 tennisti nei primi 10. Non era normale. [...] gli Anni ”80 [...] sono stati un periodo così grande per il tennis: perché io, McEnroe, Edberg, Becker eravamo tutti convinti di essere i numeri uno”» (Stefano Semeraro, ”La Stampa” 30/5/2005).