L’Indipendente, 12/09/2004, 12 settembre 2004
A proposito dell’ospitalità, in un lavoro dedicato alla Tripolitania, Giacinto Cottini scriveva nel 1913 di un episodio che lo aveva colpito particolarmente
A proposito dell’ospitalità, in un lavoro dedicato alla Tripolitania, Giacinto Cottini scriveva nel 1913 di un episodio che lo aveva colpito particolarmente. Una sera da una tenda aveva visto uscire un uomo avvolto in uno scialle che lo aveva invitato a entrare come ospite della propria signora. L’italiano, non potendo rifiutare, era entrato con un certo terrore, ma era subito rimasto meravigliato dalla pulizia e dall’ordine che vi regnavano. Ancora di più lo aveva sbalordito la bellezza della donna musulmana che, avendo saputo della sua presenza all’accampamento, si era affrettata a invitarlo per il tè, seguendo le regole dell’ospitalità verso gli stranieri. La donna, Auila, aveva curato con minuzia la propria toletta personale in onore dell’ospite: i suoi capelli rilucevano di henné e il suo aspetto era quello di una regina. Aveva preso da un mobile delle tazzine d’argento e ne aveva data una all’ospite, il quale aveva cercato di rifiutare quella ”nera mistura” di cui diffidava, ma non gli era stato possibile. Allora aveva dovuto constatare di non aver mai bevuto una tazza di tè migliore. Dopo una lunga conversazione con Auila l’ospite si era infine accomiatato e uscendo dalla tenda si era accorto di portare con sé una magnifica sensazione. Una volta tornato nella propria abitazione, l’occhio gli era casualmente caduto su un giornale aperto sul tavolo, in cui spiccava un articolo che riportava una lettera che Gherard Rohlfs (osservatore tedesco della Tripolitania) aveva scritto alla propria moglie nel 1880. Nella lettera si leggeva, a proposito dei beduini: «La menzogna è la loro seconda natura. Vani, insidiosi, crudeli, avari, poveri d’idee, senza senso per l’arte, poltroni, ignoranti, superstiziosi, fanatici, non hanno che una virtù: l’ospitalità». A parte il riconoscimento dell’ospitalità, tutto il resto strideva con quanto il Cottini aveva appena percepito generando in lui un contrasto, che l’autore aveva infine risolto scrivendo: «Che sia vero tutto ciò? La beduina da lontano mi sorride ancora troppo perché io possa dire di sì. Del resto che importa?Auila è solo l’ultima lusinga di una razza che non seduce più».