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 2004  settembre 12 Domenica calendario

L’amministrazione. Il tentativo di dare alla colonia un ordinamento amministrativo moderno e efficiente raggiunge un risultato notevole, come abbiamo detto, con la stesura degli Statuti, con cui i libici vengono chiamati a concorrere al governo della cosa pubblica e all’amministrazione del territorio

L’amministrazione. Il tentativo di dare alla colonia un ordinamento amministrativo moderno e efficiente raggiunge un risultato notevole, come abbiamo detto, con la stesura degli Statuti, con cui i libici vengono chiamati a concorrere al governo della cosa pubblica e all’amministrazione del territorio. Gli Statuti aboliscono l’istituto della sudditanza e il servizio militare obbligatorio (ripristinato di lì a poco) e riconoscono i diritti fondamentali e la libertà di stampa e di riunione. Infine, ed è la cosa più importante, introducono i due parlamenti di Tripolitania e Cirenaica, già citati. Ma tutto questo non supera la semplice enunciazione teorica e non viene applicato, con la conseguenza che per gli indigeni c’è in sostanza un arretramento rispetto ai diritti acquisiti durante la dominazione turca. Soprattutto, si deve considerare che, non essendo stati compiuti sforzi per comprendere la mentalità araba, né uno studio approfondito dell’organizzazione sociale esistente, si diffonde in quegli anni la tendenza a estendere alla Libia il sistema fiscale e amministrativo italiano producendo un’invasione di funzionari, portatori di una forte burocratizzazione. Il ministero delle Colonie (poi ministero dell’Africa italiana sotto il governo fascista), privo per alcuni anni di personale qualificato, assume in sua sostituzione uomini che non conoscono l’Africa, animati da obiettivi di carriera e carichi di pregiudizi. Così commenta la situazione un osservatore dell’epoca (il magistrato Giuseppe Garrone): «Il bello e il brutto ci vengono dagli impiegati di Tripoli, che fanno i coloniali senza muoversi mai da tavolino, senza parlare mai con un arabo». Non sono infrequenti neppure i casi in cui i burocrati italiani, per ottenere favori o servigi, ricorrono all’offerta di denaro, alimentando la corruzione.