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 2004  settembre 19 Domenica calendario

Buddismo e confucianesimo. In realtà l’esclusione delle donne fu piuttosto l’effetto della crescente influenza del buddismo e del confucianesimo cinesi, che a partire dal sesto secolo ne avrebbero radicalmente cambiato ruolo e posizione sociale

Buddismo e confucianesimo. In realtà l’esclusione delle donne fu piuttosto l’effetto della crescente influenza del buddismo e del confucianesimo cinesi, che a partire dal sesto secolo ne avrebbero radicalmente cambiato ruolo e posizione sociale. Per il buddismo erano una categoria inferiore, che poteva aspirare al massimo, dopo un’esistenza esemplare, a reincarnarsi in un uomo di umili condizioni. Mentre i principi confuciani disegnavano un modello femminile di sottomissione e obbedienza: al padre, al marito e al figlio. Restava ancora la vita di corte, dove le aristocratiche mantennero inalterato prestigio, libertà di costumi e indipendenza di pensiero dominando la cultura almeno fino al Medioevo. Nella più antica antologia poetica del Giappone, il Man’y ôshu (Raccolta delle diecimila foglie), 4500 poesie scritte tra il 670 e il 759, gli autori sono principi, cortigiani, bonzi, pescatori, artigiani e almeno una settantina di donne. Durante l’epoca Heian (794-1192) le dame di corte composero i capolavori della letteratura classica in un alfabeto di loro invenzione, aggirando la regola che vietava loro di imparare gli ideogrammi importati dalla Cina (la scrittura attuale è un misto dei due alfabeti). Gli uomini trattavano solo temi eruditi o edificanti, scrivevano in cinese disdegnando il ”nuovo giapponese”, proprio come i letterati europei dell’Alto Medioevo scrivevano in latino di teologia, mistica, scienza e legge considerando disdicevole il volgare. Nacquero figure leggendarie come la poetessa Ono no Komachi, mitica bellezza del nono secolo, che «conobbe la propria incostanza e quella degli uomini». Fra il decimo e l’undicesimo secolo scoppiò il caso scandaloso dei primi romanzi: Sei Shônagon raccontò nel diario Makura no Sôshi (Racconti del cuscino) abitudini e intrighi del raffinato e licenzioso ambiente di corte; e Murasaki Shikibu (978?-1015?) scrisse un’opera fiume paragonata alla Recherche proustiana in cui immortalò vita e amori di Genji il principe splendente (Genji Monogatari). Poi, con l’affermarsi della società feudale, cominciò il declino. In epoca di Edo (1600-1869) quando il consolidarsi del potere dei generali (shôgun) e dei samurai portarono all’esaltazione delle arti marziali e del valore militare, le donne non erano più che ancelle degli uomini. E i samurai furono i primi a confinare le loro spose nel ruolo di mogli e madri devote, limitandone la libertà di movimento e esaltandone la castità. Per la passione c’erano sempre bordelli e case da tè nei quartieri di piacere. Il risultato fu una sempre più marcata divisione dei ruoli e una netta separazione fra i sessi: gli uomini come gruppo dominante godevano di un indiscusso diritto di precedenza in ogni circostanza su madri, mogli, sorelle e figlie. Il sistema è rimasto pressoché inalterato fino alla fine della seconda guerra mondiale, quando la Costitutizione democratica del 1947 ha dato alle giapponesi il diritto di voto, «l’uguaglianza dei diritti di marito e moglie» e l’autonomia dell’accordo tra i futuri sposi: non più matrimoni combinati o imposti (specie per la donna). Nel 1980 il Giappone ha sottoscritto la convenzione dell’Onu sull’eliminazione di ogni discriminazione contro le donne, ratificata dal Parlamento con una legge sulle pari opportunità d’impiego (1985).