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 2004  settembre 26 Domenica calendario

Istruire il popolo quanto basta. Tanta fiducia non era universalmente condivisa. Non erano pochi coloro che accusavano l’istruzione di distogliere il popolo dal lavoro manuale, favorendo la formazione di «spostati», di uomini insoddisfatti della propria condizione sociale e predisposti alla ribellione

Istruire il popolo quanto basta. Tanta fiducia non era universalmente condivisa. Non erano pochi coloro che accusavano l’istruzione di distogliere il popolo dal lavoro manuale, favorendo la formazione di «spostati», di uomini insoddisfatti della propria condizione sociale e predisposti alla ribellione. D’altra parte lo stesso Vittorio Emanuele II e poi anche il figlio Umberto I si vantavano di non aver mai letto un libro. Ma per il momento si preferiva ancora dare retta al Cavour: «Un buon sistema d’educazione è il solo efficace rimedio alle dottrine estreme del comunismo». Chi insisteva sull’utilità della scuola, sottolineava come una «bene intesa» istruzione avrebbe costituito una garanzia di stabilità sociale. Tutto sta nel comprendere che cosa si volesse dire con «bene intesa»: con queste parole s’indicava un’istruzione adeguata alle condizioni di ciascuno. La scuola doveva più che istruire i cittadini con le nozioni, educarli ai valori condivisi, renderli rispettosi delle leggi e delle autorità del Regno. La diffidenza comunque fu dura a morire se ancora nel 1894 l’allora ministro della Pubblica istruzione Guido Baccelli così illustrava i suoi nuovi programmi scolastici: «Bisogna insegnare solo a leggere e scrivere, bisogna istruire il popolo quanto basta, insegnare la storia con una sana impostazione nazionalistica e ridurre tutte le scienze sotto una unica materia di ”nozioni varie”, senza nessuna precisa indicazione programmatica o di testi, lasciando spazio all’iniziativa del maestro e rivalutando il più nobile e antico insegnamento, quello dell’educazione domestica; e mettere da parte infine l’antidogmatismo, l’educazione al dubbio e alla critica, insomma far solo leggere e scrivere. Non devono pensare, altrimenti sono guai».