Varie, 18 gennaio 2005
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Rosenthal Harry
• Vienna (Austria) il 2 novembre 1922. Scultore • «[...] titolare di un’azienda che produce alluminio per l’industria elettronica di tutto il mondo, stabilimenti in Italia, Norvegia, Stati Uniti: un complesso che, da solo, tiene testa alla concorrenza dei colossi giapponesi. Ma lui non si è fatto tutta da sé. La famiglia, originaria dell’Ungheria asburgica, aveva già dato il via, prima della guerra, a una florida azienda in Austria che forniva prodotti per l’industria in molti Paesi. Poi, nel ’38 arrivarono i nazisti e i Rosenthal, ebrei, furono costretti a fuggire [...] ”Mio padre scappò in macchina, attraversò mezza Italia. Fu l’ultima vettura a passare il confine senza farsi beccare dalle SS. Arrivò a Parigi sano e salvo. Mentre mia madre e io dovemmo farcela in treno, con il terrore che i tedeschi fermassero il convoglio alla ricerca di ebrei in fuga”. Quindi gli anni di Parigi, l’amicizia con artisti alla Noël Laurent, la breve ma significativa esperienza di partigiano ad Annecy, la conversione al calvinismo [...] Nella Parigi del dopoguerra si laurea in ingegneria per far piacere al padre che lo voleva al suo fianco nella nuova azienda di famiglia a Quinto de’ Stampi. nella Lombardia della ricostruzione. [...] Il senso degli affari è sempre convissuto con la passione per l’arte e la voglia di creare forme nuove nel bronzo. Tutto è cominciato con un viaggio nell’Italia del dopoguerra, un lungo tour a Firenze, Venezia e Roma. ”Fui letteralmente affascinato dai capolavori di Michelangelo”. E in quel periodo inizia a scolpire, stimolato dall’amicizia con Francesco Coccia, autore della scultura realizzata per le Fosse Ardeatine [...] Ritornato a Parigi, dove la famiglia ha ripreso possesso dell’elegante appartamento di Faulborg-St. Honoré, vive intensamente il revival artistico degli anni ’40-’50, frequenta i locali dell’underground, assiste agli spettacoli dei cabarettisti più in voga e di Juliette Gréco [...] partecipa ai dibattiti degli esistenzialisti [...] vende le sue sculture ai migliori offerenti. Opere che sono un po’ ovunque: figure umane senza tempo, animali, pochi ritratti (il più fanoso è l’ex arcivescovo di Milano, cardinale Colombo) [...]» (Giuliana Gagliardi, ”Sette” n. 46/1999).