L’Indipendente, 03/10/2004, 3 ottobre 2004
Prestigio e ricchezza. Gli schiavi, nel corso dei decenni, finirono per diventare uno status symbol, un segno esteriore che denotava la condizione sociale di un cittadino, un indice di ricchezza e di prestigio
Prestigio e ricchezza. Gli schiavi, nel corso dei decenni, finirono per diventare uno status symbol, un segno esteriore che denotava la condizione sociale di un cittadino, un indice di ricchezza e di prestigio. Scriveva Marziale nel primo secolo d.C. che i più modesti proprietari dovevano apparire in pubblico alla testa di almeno otto schiavi per non mettere a repentaglio la propria credibilità. Anche Giovenale prendeva di mira, quale inutile pomposità, l’esibire schiavi, con un discorso che non sarebbe difficile riferire anche ai nostri giorni: «Fidimus eloquio? Ciceroni nemo ducentos / nunc dederit nummos, nisi fulserit anulus ingens. / Respicit haec trimum qui litigat, an tibi servi / octo, decem comites, an post te sella, togati / ante pedes» (Confidare nell’eloquenza? Nessuno darebbe duecento soldi di questi tempi a Cicerone, se non portasse un enorme anello al dito. Chi intenta una causa prima di tutto si interessa se hai almeno otto schiavi, dieci clienti, una lettiga al seguito e qualche togato che ti preceda).