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 2004  ottobre 03 Domenica calendario

Una schiera di liberti. Scappare o rivoltarsi non era l’unico modo per rompere il giogo della schiavitù

Una schiera di liberti. Scappare o rivoltarsi non era l’unico modo per rompere il giogo della schiavitù. Uno schiavo poteva riscattare la propria libertà pagando un prezzo pari al suo valore. Oppure, alla morte del proprio padrone poteva diventare un liberto, in virtù di una clausola testamentaria, guadagnando la possibilità per la sua discendenza, di esercitare i diritti politici. E ancora, il padrone poteva dare sepoltura da uomo libero a un proprio schiavo deceduto. L’emancipazione era regolata giuridicamente dall’istituto della manumissio (manomissione). Con quest’atto lo schiavo diventava liberto del suo antico padrone, verso il quale conservava doveri di assistenza e servizio. Durante la cerimonia indossava il pileus, un berretto di feltro portato dai romani nei giorni di festa e nei conviti e dato agli schiavi in segno di libertà. Si poteva ricorrere alla manumissio in vari modi: il più comune prevedeva un finto processo davanti al pretore (manumissio per vindictam), che percuoteva con una verga (vindicta) lo schiavo, dichiarandolo libero. Dopodiché lo schiavo riceveva uno schiaffo dal padrone che infine lo lasciava andare. La manumissio poteva anche essere di gruppo e decisa per disposizione testamentaria del padrone: l’ottenimento della condizione di liberti, però, era vincolata alla creazione da parte del gruppo di schiavi di un’associazione che gestisse in comune i beni lasciati in eredità. Queste concessioni si diffusero sempre più in età imperiale, perché i ricchi padroni gareggiavano tra loro per chi avesse più liberti al seguito, a testimonianza del proprio potere e della propria influenza. Così le procedure divennero molto più rapide: erano sufficienti una lettera del padrone o una dichiarazione di fronte a testimoni durante un convito. Augusto, per fermare questa inflazione, impose un minimo e un massimo di età, 18 e 30 anni, per potere essere emancipati. Ma l’illegalità imperava e durante l’’impero di Traiano circa l’80% della popolazione era di origine schiava, con discendenze più o meno lontane. E nel 284 d.C. sarebbe diventato imperatore il figlio di un liberto, Diocleziano.