Brani estratti da E. Ludwig, "Colloqui con Mussolini", Mondadori, Milano 1965, 17 gennaio 2005
Con Marx in tasca. A diciannove anni si scrivono versi, e si vuol sperimentare il mondo. Ero così impaziente di conoscerlo che abbandonai la professione di insegnante, lasciai mio padre in prigione (del resto non potevo liberarlo), e senza denaro me ne andai in Svizzera come operaio
Con Marx in tasca. A diciannove anni si scrivono versi, e si vuol sperimentare il mondo. Ero così impaziente di conoscerlo che abbandonai la professione di insegnante, lasciai mio padre in prigione (del resto non potevo liberarlo), e senza denaro me ne andai in Svizzera come operaio. A quell’età, ora si è entusiasti, ora scoraggiati. Soprattutto si è ribelli. Le sofferenze dei miei genitori mi assillavano, nel collegio ero stato umiliato, e così sono cresciuto con le speranze dei diseredati, come un rivoluzionario. Che cosa sarei potuto diventare se non un socialista a oltranza, un ”blanchista” o addirittura un comunista? Avevo sempre una medaglia di Marx in tasca. La consideravo una specie di talismano.