Varie, 16 gennaio 2005
Tags : Andrea Lazzari
Lazzari Andrea
• Bergamo 3 dicembre 1984. Calciatore. Dal 2011/2012 alla Fiorentina Lanciato dall’Atalanta, nel 2004/2005 eliminò la Juventus dagli ottavi di Coppa Italia facendogli cinque gol, due all’andata e tre al ritorno (alla fine fu capocannoniere del torneo). Ha giocato anche con Cesena, Piacenza, Grosseto, Cagliari • «[...] Demetrio Albertini dopo pochi allenamenti si era accorto di avere in squadra un giovanotto dal futuro assicurato: “Fate attenzione a Lazzari: ha le qualità per emergere”, diceva il metronomo degli Invincibili, idoli d’infanzia di Lazzari “cresciuto col mito di Van Basten”. E pensare che Lazzari [...] lavorava a Curno come magazziniere, part time in una erboristeria: “Con la scuola non ho mai avuto un grande feeling... Al mattino lavoro, il pomeriggio gli allenamenti. Poi, quando sono stato aggregato alla prima squadra non è stato più possibile mantenere il doppio impegno e ho fatto una scelta”. [...] mancino naturale, è venuto su bene. Sudando in palestra ha messo circa dieci chili, inquadrato tatticamente da Mandorlini è diventato un eclettico in grado di svolgere tutti i ruoli sulla fascia sinistra. [...] come seconda punta o come trequartista: “Ho iniziato da terzino e nella Primavera non facevo tanti gol. Poi sono stato spostato in avanti e il ruolo che preferisco è quello di trequartista, svariare tra il nostro centrocampo e la difesa avversaria [...]. Mia nonna Elisa è la prima tifosa, mamma Rita è sempre in tribuna, papà Sergio è stato il mio allenatore nella squadra di quartiere e dopo ogni partita fa le pulci alle mie prove ma è tanto felice per me”. [...]» (Filippo Di Chiara, “La Gazzetta dello Sport” 15/1/2005) • «[...] “[...] Io sono all’Atalanta da quando avevo dieci anni e questa squadra fa parte della mia vita. Fino a un paio di anni fa andavo sempre a vedere le partite in Curva. I miei amici mi dicevano: ‘Ma ci pensi Andrea, quando sarai lì in campo e verrai ad esultare qui, sotto la Curva?’ Io abbassavo lo sguardo, non ci pensavo. O meglio, era solo un bellissimo sogno”. Andrea abita nel quartiere Villaggio degli Sposi. Si capisce presto che la sua è una vita tutta Atalanta e famiglia. Papà Sergio è stato il suo primo allenatore, mamma Rita fa l’insegnante di sostegno: “Mi ha sempre seguito, è una grande tifosa della squadra, prima ancora che di me”. Ma la vera anima della sua tribù di tifosi è composta dalle nonne. “Una non si perde una partita alla stadio, l’altra, dopo i tre gol alla Juventus, mi ha detto: ‘Andrea, mi hai fatto emozionare’”. [...] è uno che ha giocato per la prima volta da titolare a San Siro contro il Milan, la squadra per cui tifava da bambino, ed è rimasto freddo, muovendosi in campo con grande naturalezza: “Perché io mi diverto a giocare. E un posto vale l’altro”. Lui è uno che, con quell’andatura ciondolante e un po’ ingobbita per una scoliosi giovanile, fa sembrare tutto semplice: contro la Reggina in Coppa Italia indossò la fascia, che il capitano gli aveva passato perché la consegnasse al vice e poi si giustificò con l’ex tecnico Mandorlini, dicendo: “In quel momento mi sentivo capitano dentro”. Uno vero, insomma. “Anche se a volte fare la vita da calciatore non è facile. La scorsa estate tutti i miei amici sono andati al concerto di Vasco, mentre io dovevo partire per il ritiro. Comunque mi diverto di più oggi di quando facevo il magazziniere. Sono stato bocciato al primo anno di agraria e studiare non mi piaceva. Mia mamma però non voleva che stessi a casa senza fare nulla. Al mattino quindi lavoravo in una ditta di erboristeria e al pomeriggio mi allenavo. Poi sono arrivato in prima squadra (contratto fino al 2007 al minimo sindacale, ndr ) e loro mi hanno dato tanti permessi per allenarmi anche di mattina. Devo ringraziarli”. [...]» (Paolo Tomaselli, “Corriere della Sera” 15/1/2005).