Versione tratta da "Encicliche proibite", Marini editore, Romaa 1972, 14 gennaio 2005
6. Asservimento della Chiesa. Altri poi, rinnovando le prave e tante volte condannate sentenze dei novatori, osano con insigne imprudenza sottomettere all’arbitrio dell’autorità civile la suprema autorità della Chiesa e di questa Santa Sede, ricevuta da Cristo Signore, negando tutti i diritti della stessa Chiesa e Sede riguardo a quelle cose che riflettono l’ordine esteriore
6. Asservimento della Chiesa. Altri poi, rinnovando le prave e tante volte condannate sentenze dei novatori, osano con insigne imprudenza sottomettere all’arbitrio dell’autorità civile la suprema autorità della Chiesa e di questa Santa Sede, ricevuta da Cristo Signore, negando tutti i diritti della stessa Chiesa e Sede riguardo a quelle cose che riflettono l’ordine esteriore. Imperocché non si vergognano di affermare, «che (...) la Chiesa nulla dovere stabilire, che possa vincolare la coscienza dei fedeli in ordine all’uso delle cose temporali; non competere alla Chiesa di punire con pene temporali i violatori delle sue leggi; essere conforme alla sacra Teologia ed ai principi di diritto pubblico; attribuire e rivendicare al Governo civile la proprietà dei beni che si possiedono dalle chiese, dalle Famiglie religiose e da altri luoghi pii». (...) e non possiamo tacere dell’audacia di coloro, che non sostenendo la sana dottrina, pretendono «potersi negare l’assenso e l’obbedienza, senza peccato e senza iattura della professione cattolica, a quei giudizi e decreti della Sede Apostolica, il cui oggetto non riguardi il bene generale della Chiesa, i diritti della medesima e la disciplina». (...) Pertanto tutte e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una in questa lettera ricordate con la Nostra Autorità Apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo: e vogliamo e comandiamo, che da tutti i figli della Chiesa cattolica s’abbiano affatto come riprovate, proscritte e condannate.