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 2005  gennaio 13 Giovedì calendario

LO STORICO E IL CRITICO. [...] I

primi tre canoni di questi storici o critici sono [...] l’agnosticismo, il teorema della trasfigurazione delle cose per la fede e l’altro che Ci parve poter chiamare dello sfiguramento [...]. Dall’agnosticismo si ha che la storia, non meno che la scienza, si occupa solo dei fenomeni. Dunque tanto Dio quanto un intervento qualsiasi divino nelle cose umane deve rimandarsi alla fede come di esclusiva sua pertinenza. Perciò se si tratta di cosa in cui s’incontri un duplice elemento, divino ed umano, come Cristo, la Chiesa, i Sacramenti e simili, dovrà dividersi e sceverarsi in modo che ciò che è umano si dia alla storia, ciò che è divino, alla fede [...]. Di poi questo stesso elemento umano, che vediamo lo storico prendersi per sé, quale esso si porge nei monumenti, deve ritenersi sollevato dalla fede per trasfigurazione al di là delle condizioni storiche. Conviene perciò separarne di nuovo tutte le aggiunte fattevi dalla fede [...]. Di più, per il terzo principio filosofico, pur quelle cose, che non escono dalla cerchia della storia, le vagliano quasi e ne escludono, rimandando parimente alla fede tutto ciò che, secondo essi, non entra nella logica dei fatti e non sarebbe adatto alle persone [...]. Come poi la storia riceve le sue conclusioni dalla filosofia, così la critica le ha a sua volta dalla storia. Questo perché il critico, seguendo gl’indizi dati dallo storico, fa due parti di tutti i documenti. Tutto ciò che rimane [...] lo assegna alla storia reale: il restante lo confina alla storia della fede, ossia alla storia interna [...].