Brani estratti dall’Enciclica di Pio X "Pascendi dominici gregis", 13 gennaio 2005
Il teologo. [...] Negli scritti e nei discorsi sembrano essi non rare volte sostenere ora una dottrina, ora un’altra; cosicché si è facilmente indotti a giudicarli vaghi ed incerti
Il teologo. [...] Negli scritti e nei discorsi sembrano essi non rare volte sostenere ora una dottrina, ora un’altra; cosicché si è facilmente indotti a giudicarli vaghi ed incerti. Ma tutto ciò è fatto ad arte; per l’opinione cioè che sostengono della mutua separazione della fede e della scienza. [...]. Di qui, distinguono l’esegesi teologica e pastorale dall’esegesi scientifica e storica. Similmente, dal principio che la scienza non ha dipendenza alcuna dalla fede, quando trattano di filosofia, di storia, di critica, non avendo onore di seguire le orme di Lutero, fanno pompa di un certo disprezzo delle dottrine cattoliche, dei santi Padri, dei sinodi ecumenici, del magistero ecclesiastico; e se vengono di ciò ripresi, gridano alla manomissione della libertà. Da ultimo, posto l’aforisma che la fede deve soggettarsi alle scienze, criticano di continuo ed apertamente la Chiesa, perché con somma ostinatezza rifiuta di sottoporre ed accomodare i suoi dogmi alle opinioni della filosofia: ed essi, da parte loro, messa fra il ciarpame la vecchia teologia, si adoperano di porne in voga una nuova, tutta conforme ai deliramenti dei filosofi è [...]. Ma non basta alla scuola dei modernisti che lo Stato sia separato dalla Chiesa. Come la fede, quanto agli elementi fenomenici, deve sottostare alla scienza, così nelle cose temporali la Chiesa ha da assoggettarsi allo Stato [...].