L’Indipendente, 24/10/2004, 24 ottobre 2004
Bush e la maledizione dell’anno zero. E si arriva all’oggi. Con l’11 settembre il rapporto tra gli statunitensi e il loro presidente, se possibile, s’è fatto anche più stretto, un legame di sangue tra il leader e una nazione che ha visto il proprio territorio attaccato da un nemico esterno dopo ben 187 anni
Bush e la maledizione dell’anno zero. E si arriva all’oggi. Con l’11 settembre il rapporto tra gli statunitensi e il loro presidente, se possibile, s’è fatto anche più stretto, un legame di sangue tra il leader e una nazione che ha visto il proprio territorio attaccato da un nemico esterno dopo ben 187 anni. Martedì 2 novembre, alle nove di sera, l’America avrà scelto il suo nuovo presidente: i sondaggi ce la mostrano incerta tra un democratico dall’immagine opaca e confusa, John Kerry, e il comandante in capo di una guerra pericolosa e un po’ sporca, George W. Bush. A quest’ultimo, peraltro, la legge dei numeri consiglierebbe di non essere rieletto: dal 1840 la sfortuna ha accompagnato tutti i presidenti eletti o rinnovati negli anni con finale zero. Nessuno di loro è arrivato indenne al termine del mandato: William Harrison, eletto nel 1840, morì di polmonite. Abraham Lincoln (1860) fu ucciso così come James Garfield (1880) e William McKinley, rieletto nel 1900. Warren Harding (1920) morì di malattia, Franklin D. Roosevelt, che conquistò il terzo mandato (su quattro) nel 1940, morì improvvisamente nel 1945. John Kennedy, eletto nel 1960, fu ucciso a Dallas nel 1963. Ronald Reagan, eletto nel 1980, fu vittima di un attentato e si salvò per un soffio. George W. Bush è stato eletto nel 2000.