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 2005  gennaio 13 Giovedì calendario

Wolfgang Amadeus Mozart a 5 anni, nel 1761, componeva minuetti, a 6 suonava dinanzi alla corte di Monaco, a 7 si esibiva a Versailles durante la notte di Natale

Wolfgang Amadeus Mozart a 5 anni, nel 1761, componeva minuetti, a 6 suonava dinanzi alla corte di Monaco, a 7 si esibiva a Versailles durante la notte di Natale. Un genio quanto mai precoce, questo è ben noto. Ma questa genialità fatta di rigore e disciplina doveva trovare delle forme di compensazione, delle valvole di sfogo. Che egli trovò nelle donne, almeno fino alla morte della madre nel 1778. A esempio, l’infatuazione, ricambiata, per la cugina Maria Anna Thekla. Le lettere che Mozart le inviava erano dense di volgarità, di licenziosità, di giochi di parole, di nonsense, scritte con un’assoluta libertà d’espressione, generata da una vitalità troppo grande per essere rinchiusa nei gelidi cerimoniali di corte. La tua vecchia giovane codadiporco. Amatissima cuginetta netta! Ho appena ricevuto avuto il tuo scritto a me sì caro, e ne ho desunto unto che il signor cugino gino, la signora Basso sasso, e tu cucù, state proprio bene cene; anche noi, lodi e grazie a Dio, siamo proprio sani nani. Proprio oggi ho ricevuto cornuto nelle mie grinfie la lettera cèttera del mio papà ah ah. Spero che anche tu abbia ricevuto cornuto la mia lettera cèttera, che ti ho scritto da Mannheim. Tanto meglio, meglio tanto! Ma adesso qualcosa d’intelligente. Mi spiace molto che al signor prelato salato è be’ venuto il colpo secco (si riferisce al prevosto e abate di Santa Croce, ndr). Ma spero, con l’aiuto di Dio zio, che non avrà conseguenze prepotenze. Tu mi scrivi divi che manterrai il tuo delitto (la promessa di inviargli un suo ritratto, ndr) che hai fatto prima della mia partenza da Augusta, e ciò presto resto; ora, di ciò mi pentirò di certo. Tu scrivi ancora dell’altro, sì, fai conoscere, pari pari comunichi, lasci trapelare, mi fai sapere, ti spieghi, mi annunzi, mi fai avvisato, mi notifichi, manifesti chiaramente, brami, chiedi, desideri, vuoi, vorresti, comandi, ch’io deva leva mandare anche il mio portrait. Eh bien, te lo manderò correrò certo. Oui, par me la foi, io ti caco sul naso, che ti scorrerà sul mento. Appropós. Hai ancora la faccenda spuni cuni (si riferisce alle mestruazioni, ndr)? [...]. Auguro adesso una buona notte, caca nel letto che schianti, dormi chiotta, ficca il culo in bocca; ora vado a spassarmela, poi mi faccio una bella dormita. [...] Ah! Il mio culo mi brucia come fuoco! Che può mai ciò significare? Forse ne uscirà fuori uno stronzo? Sì, sì, stronzo, io ti conosco, ti vedo, e ti gusto e cos’è? Possibile!? O dei! Orecchio mio, tu non m’inganni? No, è proprio così. Che lungo, triste suono! [...]. Mentre sto scrivendo la mia lettera meglio che posso, sento qualcosa nel vicolo. Smetto di scrivere mi alzo, vado alla finestra e non sento più nulla. Mi siedo di nuovo, riprendo ancora a scrivere scrivo appena dieci parole quando sento di nuovo qualcosa mi alzo di nuovo appena mi alzo, sento ancora qualcosa ma appena percettibili ma annuso un che di bruciaticcio. Ovunque io vada c’è puzzo. Quando mi sporgo dalla finestra, l’odore si sperde; guardo dentro di nuovo, e di nuovo l’odore aumenta. Alla fine la mammà mi dice: ”Scommetto qualcosa che ne hai fatto partire uno”. ”Sì, sì, è proprio così”. Faccio la prova, mi metto l’indice nel culo, poi lo porto al naso, e Ecce, provatum est; aveva ragione mammà. Ora, stà bene, ti bacio 10000 volte e sono, come sempre, la vecchia giovane Codadiporco [...]. Miehnnam ned 5 rebotco 7771. Mannheim 4-5 novembre 1777