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 2004  ottobre 31 Domenica calendario

Qualche anno in tibet. Intanto in Gemania il nazismo se da un lato cercava di porre alla base della sua politica razzista la dimostrazione scientifica della superiorità biologica della razza ariana, dall’altra mandava uomini in Tibet alla ricerca delle radici mistiche del suo popolo, ossia il popolo eletto

Qualche anno in tibet. Intanto in Gemania il nazismo se da un lato cercava di porre alla base della sua politica razzista la dimostrazione scientifica della superiorità biologica della razza ariana, dall’altra mandava uomini in Tibet alla ricerca delle radici mistiche del suo popolo, ossia il popolo eletto. Nelle terre che sarebbero dovute stare sopra le teste dei signori delle fiamme, ci andarono di persona. A pagare il viaggio fu Himmler, capo della SS (Schultzstaffe, ossia sezione di protezione, in breve tempo considerata una specie di Olimpo di super uomini ariani al cento per cento), fondatore della Ahenenerbe, un po’ bassino e con degli occhialetti piccoli e tondi da inoffensivo impiegato di provincia. Quando fondò la Ahenenerbee lo fece per tradurre in viaggi esplorativi le ipotesi esoteriche di madame Blavatskij. Alla guida mise un certo Wolfrang Sievers che a Norimberga fu inchiodato per via del suo carteggio con i campi di Dakau in cui ordinava qualche cranio di ebreo per fini antropologici. L’obiettivo principale della Ahenenherbe era trasfomare anche l’archeologia in una scienza in grado di dimostrare le tesi del Reich. Girare i luoghi più sperduti del mondo alla ricerca dell’antica razza degli Arii. Dunque nel 1938 Himmler mandò in Tibet un piccolo gruppo di intrepidi Indiana Jones al servizio del Führer. Gli esploratori, tra questi Ernest Scahfer, zaino in spalla e cinepresa al seguito, setacciarono il tetto del mondo. Poi fecero quello che meglio sapevano fare: ridussero gli uomini in numeri. Gli indigeni vennero selezionati, quindi misurati. La lunghezza degli arti, i calchi dei visi dei giovani tibetani, gli angoli tipici della fisiognomica vennero registrati e portati in Germania. Servivano riferimenti esatti per potere valutare se la razza perfetta avesse parenti sull’Himalaya (le immagini sono state trasmesse di recente dal programma Appuntamento con la storia di Alessandro Cecchi Paone). Ovviamente nel corso degli esperimenti qualche giovane tibetano ci lasciò la pelle, senza che questo suscitasse la minima emozione. Della spedizione il capo Scahfer racconta in un memoriale il momento più affascinante: l’incontro con uno sciamano. Il tedesco descrive quest’uomo chinato sul terriccio di un villaggio di alta quota. I suoi occhi che si infiammano, il corpo in preda a spasmi, la perdita di coscienza e poi il ritorno in sé. «Arriveranno gli uomini volanti e con loro la distruzione, accadranno cose terribili in Europa». Fu questa la predizione che Schafer si sentì dire dallo stregone tibetano. Ma che essere dominatori significasse essere ariani, era comunque una tesi, non un’ipotesi. La spedizione in Tibet non portò certo clamorose conferme, però nemmeno smentì un impianto che della razionalità faceva comodamente a meno. Quello che a distanza di anni riesce incredibile è accorgersi che tutta questa grottesca immondizia ancora oggi rimbalzi dalle pagine dei libri ai siti web, spacciata come sopraffina ambrosia di un sapere riservato solo a pochi eletti, magari dopo essere stata ritinteggiata con la vernice cangiante della New Age. Si scopre così che gode di buona fortuna un libro di Andrea Faber-Kaiser dal titolo illuminante: Gesù visse e morì in Kashmir, che racconta la storia di un Gesù fatto scendere dalla croce appena in tempo e poi spedito in Tibet, dove avrebbe predicato a lungo per poi essere seppellito nella capitale Srinagar. Tornando al regime di Hitler, si ha invece la sensazione che a ispirare le spedizioni naziste alla ricerca dell’arca dell’alleanza, del santo Graal, della lancia sacra di Longino era la necessità sentita da una parte della élite nazionalsocialista di appropriarsi di simboli utili alla creazione di una nuova religione europea. Ci si ricollegava direttamente alle fonti del misticismo saltando millenni di tradizione cristiana. In realtà l’esoterismo forse non è che il riverbero dell’impianto di fondo di tutta l’ideologia nazionalsocialista. Essa infatti aveva bisogno di una sorta di neopaganesimo per cementare il senso di appartenenza, per restaurare una mistica del sangue. La stessa divisione interna tra puri, iniziati e massa era costruita per potersi contrapporre al razionalismo e all’edificio della religione cristiana, egualitarista e universalista.