13 gennaio 2005
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Jayaram Jayalalitha
• Nata a Mysore City (India) il 24 febbraio 1948. Attrice. Politico. «[...] è nata sotto un segno dominato, nel calendario indu, dalla stella Makam. ”Colei che viene al mondo sotto Makam non ha uguali”, dice un proverbio del Tamil Nadu, lo Stato a sud-ovest del subcontinente che ha per capitale Chennai, l’antica Madras. E, in effetti, trovarle qualcuno di anche lontanamente simile è una missione impossibile. [...] tutti la conoscono come Jaya, nonostante la sua insistenza per essere chiamata ”la dea che cammina”. [...] pesa un numero di chili imprecisato, comunque largamente superiore al quintale. prima di essere la più influente donna nella politica indiana post Indira Gandhi, è stata una star cinematografica adorata da milioni di fan (poi diventati i suoi elettori). mossa da una formidabile ambizione e certo l’aiuta l’eccellente considerazione che ha di sé: ” nella mia natura primeggiare in qualsiasi attività alla quale mi dedichi” [...] lasciò la presidenza del Tamil Nadu per riprendere il suo posto nella grande politica di Delhi. L’aveva occupata all’inizio degli anni Novanta, creandosi una sterminata corte di fedelissimi ma anche non pochi nemici. I suoi guai cominciano quando gli agenti del Direttorato per la vigilianza contro la corruzione entrano nella sua residenza di Chennai e scoprono, fra le altre cose, 28 chili di gioielli per un valore di 510 milioni di rupie (25,5 miliardi di lire), 91 orologi da polso, 41 condizionatori d’aria, 10.500 sari e 750 paia di scarpe. [...] per quanto estroso, il catalogo delle malversazioni di Jaya non dà per intero la misura della sua eccentiricità. Quand’era presidente del Tamil Nadu, andava in giro per lo Stato e pretendeva che i capi delle province l’accompagnassero fino al limite amministrativo del loro territorio, si prostrassero ai suoi piedi così che lei potesse scavalcarli [...] Nel ’96, pr celebrare i suoi 47 anni, 470 fra i suoi più accesi (letteralmente) sostenitori si misero in fila per camminare sui carboni ardenti disposti davanti al tempio di Tiravattiyur, a Chennai, un modo tradizionale per propiziarsi la benevolenza degli dei. [...] Fra le sue molte ossessioni c’è il 9, che considera come il suo numero fortunato. I ministri del suo governo erano 27 (2+7=9). Le riunioni di gabinetto venivano tenute il 9 del mese o in giorni la cui somma era 9. I suoi telefoni, le targhe delle sue macchine e i numeri civici delle sue numerose residenze sono formati da cifre che, sommate, danno lo stesso risultato. Organizzava perfino concorsi di poesia in onore di quel magico numero. Si tenevano il 27 gennaio e vi partecipavano 261 studenti provenienti da nove scuole di nove distretti. Erano giudicati da una giuria composta di nove membri, che selezionava i nove finalisti. Ai primi tre erano date in premio collane d’oro pesanti 36, 27 e 18 grammi [...] L’inclinazione al culto della personalità è abbastanza comune, soprattutto nell’India meridionale. Jaya, che si deve ritenere già dotata in materia di naturale talento, vi è stata introdotta da Marudur Gopalan Ramachandran, suo mentore e amante. Si incontrarono sul set negli anni Sessanta. Lui, conosciuto semplicemente con le iniziali, MGR, era già un idolo delle folle. Lei prima diventò la sua sculettante spalla cinematografica e poi la sua clandestina compagna di letto. Quando nel 1972 lui fondò un suo partito, l’All India Anna dravida Munnetra Kazhagam (Aiadmk), lei diventò capo della propaganda. Quando lui diventò la figura dominante della politica nel Tamil Nadu, lei rimase nella sua ombra. Ai suoi funerali, nell’87, lei saltò sul carro funebre, abbracciò la salma addobbata con colbacco e occhiali neri e se ne staccò soltanto quando il corteo raggiunse la pira. MGR l’ha creata, le ha dato fama, danaro e un futuro in politica. Ma, per anni, l’ha umiliata con richieste spesso bizzarre, spiata e perfino picchiata. Dopo la sua morte, Jaya è stata respinta dall’attore Shoban Babu, il solo uomo che (secondo i suoi biografi) abbia mai davvero amato. Così ha accumulato un rancore devastante contro i maschi, che è forse la chiave per capire quello che altrimenti è soltanto un folcloristico concentrato di eccessi. [...]» (Lanfranco Vaccari, ”Sette” n. 39/1999).