L’Indipendente, 07/11/2004, 7 novembre 2004
Lo sbarco. Appena usciti da Ellis Island, scrive Melania Mazzucco, «tutti si cercano, si chiamano in dozzine di lingue, per lo più aspre e gutturali
Lo sbarco. Appena usciti da Ellis Island, scrive Melania Mazzucco, «tutti si cercano, si chiamano in dozzine di lingue, per lo più aspre e gutturali. Tutti hanno qualcuno che è venuto a prenderli, o li aspetta al molo, un indirizzo scarabocchiato su un foglietto, il nome di un parente, di un connazionale, di un padrone». Presto si sarebbero resi conto che quello che gli era stato racccontato dell’America non era per niente esatto. «La terra forse apparteneva davvero a tutti - racconta Perec - ma quelli che erano arrivati per primi si erano già ampiamente serviti. A loro non restava che ammassarsi in dieci nei tuguri senza finestre del Lower East side». O a Five Points, reso celebre da Gangs of New York di Martin Scorsese, dove secondo Adolfo Rossi, viveva la maggior parte degli italiani. «Un agglomeramento di casacce nere e ributtanti - scrive nel 1894 nel suo Un italiano in America - dove la gente vive accatastata peggio delle bestie. In una sola stanza abitano famiglie numerose: uomini, donne, cani, gatti e scimmie mangiano e dormono nello stesso bugigattolo. Senza aria e senza luce». «Presto - conclude Perec - si sarebbero resi conto che le strade d’America non erano lastricate d’oro. Anzi non erano lastricate affatto. E allora capivano che era proprio per fargliele lastricare che li avevano fatti venire».