varie, 12 gennaio 2005
Tags : Ahn Jung-Hwan
AHN JUNG-HWAN Seoul (Corea del Sud) 27 gennaio 1976. Calciatore. Due stagioni a Perugia (dal 2000) senza brillare, fu l’autore del golden goal con il quale fu eliminata (grazie anche allo scandaloso arbitraggio dell’ecuadoregno Byron Moreno) l’Italia ai mondiali del 2002 (disputati, per l’appunto, in Corea del Sud e Giappone)
AHN JUNG-HWAN Seoul (Corea del Sud) 27 gennaio 1976. Calciatore. Due stagioni a Perugia (dal 2000) senza brillare, fu l’autore del golden goal con il quale fu eliminata (grazie anche allo scandaloso arbitraggio dell’ecuadoregno Byron Moreno) l’Italia ai mondiali del 2002 (disputati, per l’appunto, in Corea del Sud e Giappone). «È un ragazzo perbene e timidino che da noi si filano davvero in pochi. Talmente sono rare le sue apparizioni sul campo. Quanti sanno che è un professionista della serie A più ricca d’Europa? In Corea il ventiseienne dipendente del presidente padre-padrone del Perugia, Luciano Gaucci, è oramai una sorta di reincarnazione di qualche antico imperatore. Tutti ai suoi piedi. […] Il fatto è che la straordinaria popolarità della riserva del Perugia calcio ha compiuto un balzo vertiginoso dopo il golden gol che ha rimesso gli azzurri sull’aereo del ritorno. Proprio lui? Proprio questo smilzo attaccante che corre corre e non si ferma mai? Proprio uno di quelli che il nostro buon cuore ha accolto per la misera cifra di un miliardo togliendolo agli stadi mezzi vuoti della Lega coreana? Cinque minuti al termine e il prode beffa il nostro grande Buffon che resta disteso a terra disperato. Segna il golden gol che gli vale riconoscenza eterna da parte dei suoi connazionali. Oltre naturalmente a quei quattrocentomila dollari che il passaggio ai quarti di finale nella Coppa del Mondo ha già garantito ai ventitré giocatori dei diavoli rossi. Oltre all’esenzione dal servizio militare promessa e già firmata dal solerte presidente Kim al quale il calcio sta restituendo ciò che il figlio in carcere per corruzione gli ha tolto. Deve essere un tipino che non manda giù facilmente gli sgarbi. Dopo la rete segnata agli Stati Uniti si lanciò in quella danza mimata che voleva ricordare la medaglia d’oro del pattinaggio veloce sottratta alle Olimpiadi invernali da un americano a un coreano. Nella partita con l’Italia si è probabilmente voluto vendicare con chi a Perugia lo utilizza così poco o non lo utilizza affatto. Serse Cosmi lo vede volentieri ma in panchina. Sua maestà Guus Hiddink lo porta al Mondiale e gli regala una ribalta che uno sportivo d’Asia non si sarebbe mai potuto immaginare di avere. C’era fino a ieri il tormentone Pak, il tormentone Pak Doo Ik del 1966, adesso faremo i conti con il tormentone Ahn» (Fabio Cavalera, “Corriere della Sera” 19/6/2002). «Il mio arrivo in Italia è stato una tragedia. Non capivo una parola, non riuscivo a mangiare niente. Mi veniva da piangere, in ritiro a Bormio. Sono andato avanti a gelati e cioccolata per tre mesi, avevo la faccia piena di brufoli... E quanto all’italiano, avevo un interprete che mi ha rovinato. Se Cosmi mi urlava “passa la palla avanti”, quello, dalla panchina, mi traduceva “giocala indietro”. Ho fatto la figura dell’idiota senza saperlo, per diversi mesi. Poi ho cambiato interprete. E ho scoperto che a Roma c’è uno store che vende prodotti coreani. Ci andavo di solito il lunedì: riempivo la macchina di bulgoghi , la nostra carne, e di kimci , i germogli di soia. Tornavo a Perugia ed era una festa. Ho legato con diversi compagni. All’inizio, anche con Ma, il cinese. Insieme, abbiamo imparato a mangiare gli spaghetti con il ragù» (Stefano Petrucci, “Corriere della Sera” 20/6/2002).