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 2005  gennaio 09 Domenica calendario

KENNEDY Rosemary Boston (Stati Uniti) 13 settembre 1918, Washington (Stati Uniti) 7 gennaio 2005. Terzogenita e prima figlia femmina di Joseph e Rose Kennedy

KENNEDY Rosemary Boston (Stati Uniti) 13 settembre 1918, Washington (Stati Uniti) 7 gennaio 2005. Terzogenita e prima figlia femmina di Joseph e Rose Kennedy. Sin da piccola aveva manifestato un ritardo nell’apprendimento. Anche se i suoi diari, scritti nell’adolescenza, testimoniano una vita intensa. Oggi si pensa che potesse essere dislessica. Nel 1941 il padre all’insaputa della madre decise di sottoporre la ragazza a una lobotomia. L’intervento ridusse Rosemary a uno stato quasi vegetativo. « stato il più terribile segreto dei Kennedy per decine di anni. Nella saga della dinastia più celebrata d’America, Rosemary è stata prima sepolta viva in un istituto per ritardati mentali, poi - quando la sua esistenza non poteva più essere negata, dopo l’elezione del fratello John alla presidenza degli Stati Uniti - è stata trasformata in un simbolo della munificenza e pietà cattolica della sua famiglia. [...] donna ”diversa”, troppo libera e ribelle per i suoi tempi [...] Rosemary era nata il 13 settembre 1918 a Boston, terza dei nove figli di Rose e Joseph Kennedy. Non era una bambina come le altre: era mentalmente ritardata, secondo la famiglia. ”Aveva qualche leggero problema di sviluppo - sostiene invece il reverendo Rus Cooper-Dowda in un [...] articolo su The Daily Voice of the Disability People -. Sua madre Rose lottò per darle una vita normale, affidandola anche a tutor privati”. Una dimostrazione della sua vitalità viene dai diari della stessa Rosemary, che racconta la sua partecipazione ai tè e alle feste da ballo, le prove di nuovi vestiti, i suoi viaggi in Europa e una visita alla Casa Bianca di Franklin D. Roosevelt. Ma il suo comportamento non era da perfetta signorina di buona famiglia: aveva scoppi di collera e momenti di ribellione, e crescendo si mostrava incline a una libertà sessuale che terrorizzava il padre. ”Rosemary era una donna e c’era paura di gravidanze, malattie, disgrazie”, scrive Leamer. ”Il padre aveva grandi piani per i fratelli maschi - spiega Cooper-Dowda -. Era soprattutto preoccupato che Rosemary si buttasse nelle braccia di qualche uomo e svergognasse la famiglia”. Così nel 1941, quando Rosemary compì 23 anni, il padre decise di farla operare sottoponendola alla lobotomia, la recisione delle fibre nervose dei lobi del cervello: un intervento a quei tempi piuttosto popolare per ”calmare” il comportamento dei ”diversi”. A Rosemary capitò la stessa sorte dei pazzi lobotomizzati di Qualcuno volò sul nido del cuculo: diventò un vegetale e fu rinchiusa fino alla morte nell’istituto Saint Coletta a Jefferson, Wisconsin. ”Prima dell’operazione sapeva cantare, contare, assistere alla messa cattolica, leggere e sbrigarsela con le faccende della vita quotidiana - spiega Cooper-Dowda -. Dopo la lobotomia non poteva fare più alcunché senza essere aiutata. Il che effettivamente le ha impedito di danneggiare gli obiettivi politici della famiglia”. Che erano coltivati con smisurata ambizione dal padre Joseph, figlio di un immigrato irlandese e arricchitosi grazie ad azzeccate speculazioni prima del crac del 1929. Ritiratosi miliardario dagli affari, Joseph era diventato un grande finanziatore del partito Democratico, sostenendo l’elezione a presidente di Roosevelt e poi (fino alla sua morte nel ’69) dedicando tutte le sue risorse per la carriera politica dei figli John, Robert ed Edward: il primo eletto alla Casa Bianca nel ’60 (e assassinato nel ’63), il secondo in corsa per la stessa carica nel ’68 (ucciso prima delle elezioni), il terzo tuttora esponente dei Democratici. Per anni scese il silenzio sull’imbarazzante Rosemary. La famiglia cercò di dire che si era fatta suora di clausura; poi che stava ”lavorando” con i minorati mentali. Poi nel ’60 la vera situazione cominciò ad emergere e la sorella minore Eunice iniziò l’opera di riscatto della famiglia: trasformò la fondazione Joseph P. Kennedy, Jr. - creata nel 1946 in onore del primo figlio maschio morto nella seconda guerra mondiale - in un ente benefico a favore dei ritardati mentali; e nel ’68 lanciò le ”Olimpiadi Speciali” riservate alle persone con malattie psichiatriche. Dagli anni Ottanta poi Eunice ha coinvolto la sorella in alcuni meeting familiari. ”Era forse l’handicappata più ricca d’America - osserva con ironia Cooper-Dowda -. La sua famiglia avrebbe di certo potuto curarla a casa”. Il suo destino suona amaramente in contrasto con la filosofia dichiarata dalla fondazione familiare: ”Crediamo che le persone con handicap intellettuali abbiano la capacità di vivere, imparare, lavorare, divertirsi, praticare la fede come chiunque altro, magari con un aiuto per farlo”. L’aiuto che Rosemary non ebbe, per colpa dei tempi e dei progetti politici del padre» (Maria Teresa Cometto, ”Corriere della Sera” 9/1/2005).