varie, 8 gennaio 2005
BINI Alfredo
BINI Alfredo Livorno 12 dicembre 1926, Tarquinia (Viterbo) 16 ottobre 2010. Produttore cinematografico. Verso la fine degli Anni 50, dopo aver fatto la comparsa e l’organizzatore, si diede alla produzione. E realizzò La viaccia e Il bell’Antonio di Bolognini e con la regia di Pasolini, Accattone, Mamma Roma, La ricotta, Comizi d’amore, Il Vangelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini. Nel ’60, con Roberto Rossellini, fondò la Film 2000 e, poco dopo, la Film5, con Monicelli, Comencini, Age, Scarpelli. Per la tv, con Cristaldi, produsse Marco Polo e Il generale Garibaldi. Nel novembre 2008 gli sono stati concessi i benefici della “Legge Bacchelli” • «“Ero uno studente come tanti, per lo meno in apparenza, che poi si mise in mente di fare il cinema. Sono sempre stato un po’ scriteriato. A 14 anni, era il ’40, già avevo l’acqua nelle scarpe. Una bella mattina mi prese lo schiribizzo di fuggire - dal Ginnasio, dai genitori tornati, dalla guerra vista da lontano - scappai di casa, mi arruolai volonario e via. Tornai a casa con il collo bucato da un proiettile e una medaglia sul petto. Poi, come niente fosse, tornai sui banchi del Liceo”. Poi si iscrisse a Medicina. “E contemporaneamente sbarcavo il lunario come muratore, cameriere, piazzista, comparsa... Un’estate, invece, feci il mantenuto... di Gillo Pontecorvo. Eravamo a Saint Tropez, per fortuna lui era un bravo sub, e le razze e le cernie che pescava andavano a ruba nei ristoranti”. Finché non conobbe Blasetti sul set di Fabiola ... “Ci conoscevamo di vista quando una mattina a Cinecittà, mi guarda, si carezza una guancia e mi dice ’tu fai il centurione’. Allora non immaginavo certo che avrei prodotto il suo ultimo film, Simon Bolivar. Poi, girando Il brigante di Tacca di Lupo, inciampai in Pietro Germi, l’amico di tutta una vita. Era un sapiente raccontatore di raffinata intelligenza, passato alla storia anche per il carattere burbero. Mentre era tutto meno che un orso: la verità è che erano i suoi colleghi di sinistra a snobbarlo da sempre perché era un socialdemocratico [...] senza soldi il cinema non si fa. O meglio, allora era così, mentre oggi nessun produttore rischia più il suo. Comunque non mi sono improvvisato solo come costruttore: sono stato direttore artistico di compagnie teatrale - da Stoppa a Randone passando per la Zareschi - ho fatto il giornalista, il commissario del Mifed, e del Centro Sperimentale, fondato due case di produzione con signori che si chiamavano Rossellini, Monicelli, Comencini, Age e Scarpelli” [...]» (Micaela Urbano, “Il Messaggero” 7/1/2005).