7 gennaio 2005
Tags : Carsten. Nicolai
Nicolai Carsten
• Nato a Chemnitz (Germania) nel 1965. Artista. «Dalla metà degli anni Novanta esplora i confini tra arte, suono, scienza e processi fisici creando lavori caratterizzati dal rigore e dall’imprevedibilità dell’esperimento scientifico e dall’appeal visivo di costruzioni minimali e spazi di percezione assottigliata. Numerosi sono i linguaggi utilizzati da questo artista ex apprendista giardiniere e architetto paesaggista: installazione, pittura, graphic design, suono, quest’ultimo esplorato non soltanto in una serie di installazioni ma anche (con gli pseudonimi di noto e alva.noto) in alcune delle produzioni più influenti della musica digitale odierna. [...] Nel 1999 con l’espressione ”To Utopia” [...] ragionava su una tensione positiva rispetto al suo passato di artista formatosi nella Germania dell’est. [...] ”A quel tempo parlavo di utopia in riferimento a una qualità visionaria che alimentava il mio lavoro: dopo la caduta della Germania dell’est cercavo un’alternativa al modo in cui le nostre vite erano strutturate dal punto di vista creativo, inteso come elemento fondante di un nuovo atteggiamento che influiva, di riflesso, sul sociale. Anche oggi ritengo cruciale non fidarsi del sistema in cui siamo ingabbiati; se però negli anni ’90 parlare di utopia era legato a un’idea visionaria, oggi quell’espressione ha per me ancora senso ma in maniera più radicale, come pura affermazione politica”. Ha spesso paragonato il suo metodo a un laboratorio, ha poi utilizzato strutture aperte, inglobato nei lavori processi fisici lasciando spazio all’errore e studiando forme in apparenza definite ma in continuo mutamento (cristalli di neve, scintille, onde sonore). [...] ’Da sempre la polarità è uno dei miei metodi di lavoro preferiti: divido, forzo i processi creativi nei loro aspetti più radicali e opposti, cercando di cristallizzarli. [...] un dodecaedro trasparente alto circa tre metri in cui si può entrare e i cui lati emettono suono: entrando si ha la sensazione di essere attraversati da un oggetto sonoro. [...] lavori vecchi come Wellenwanne e Milch, che rendono visibile la propagazione di onde sonore in elementi come l’acqua e il latte. Anti è uno spazio buio il cui fulcro è un oggetto [...] che vibra con suoni bassissimi non appena ci si avvicina ad esso. La sua struttura è nascosta, impossibile da indovinare. Di solito mostro il funzionamento dei miei lavori; con Anti ho voluto spostare l’attenzione per la prima volta su ciò che è nascosto e inaccessibile. uno statement che oltrepassa il lavoro in sé, relativo all’occultamento della conoscenza e delle possibilità creative. Oggi abbiamo a disposizione un mezzo di comunicazione incredibile come internet ma abbiamo perso molta libertà creativa perché la comunicazione si basa su elementi il cui funzionamento ci è ignoto: la trasparenza assoluta coincide con l’ignoranza assoluta. [...] Credo sia inutile accumulare una gran quantità di informazioni se non si ha una densità culturale che consenta di leggerle e organizzarle”. [...]» (Daniela Cascella, ”il manifesto” 6/1/2005).