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 2005  gennaio 07 Venerdì calendario

EISNER Will New York (Stati Uniti) 6 marzo 1917, Fort Lauderdale (Stati Uniti) 3 gennaio 2005. Autore di fumetti

EISNER Will New York (Stati Uniti) 6 marzo 1917, Fort Lauderdale (Stati Uniti) 3 gennaio 2005. Autore di fumetti. Pubblicò i suoi primi disegni sui giornali scolastici. Nel 1937 dette vita con Jerry Iger a uno studio di fumetti per il quale lavorarono, tra gli altri, Bob Kane (Batman). Utilizzando diversi pseudonimi, ha dato vita a diversi personaggi ma il più famoso è senz’altro The Spirit. Dopo il rilancio di The Spirit, alla fine degli anni ’60 tornò a occuparsi di fumetti realizzando storie senza personaggi fissi, spesso incentrate sull’incomunicabilità oltre che sulla degradazione dei centri urbani. Nel 1978 con il romanzo a fumetti Contratto con Dio, inaugurò il genere della «graphic novel». Nel 1988 è stato istituito l’Eisner Award, l’Oscar dei fumetti a lui intitolato. Le opere di Will Eisner comprendono molti racconti, libri e «graphic novels». In Italia The Spirit realizzato da Eisner è stato pubblicato negli anni passati sui mensili Linus, Eureka e Comic Art.«Uno dei più grandi autori americani di fumetto, anche se non di personaggi spettacolari come Batman o Spiderman. Creatore del popolare giustiziere mascherato The Spirit [...] pubblicò le avventure di The Spirit in formato comic book come supplemento settimanale dei quotidiani Usa tra il 1940 e il 1952 che ebbe una circolazione massima di 5 milioni su 20 testate. [...] The Spirit - detective con cappello a tesa larga e una mascherina nera sugli occhi - è comparso a ruota dopo Batman, fra il serio e il divertito come lo era il suo creatore nei confronti del personaggio, del fumetto, della vita. Ma è dal 1978 che, dopo 42 anni di dignitoso lavoro nel campo dei comics, con Contratto con Dio inaugura una nuova fase con la ”graphic novel”. Per questo gli sono grati oggi autori e lettori, in America come in Europa: Eisner ha aperto una breccia non scontata nel mondo dei fumetti. Ha dimostrato che con il linguaggio dei fumetti si può narrare con ampio respiro - anche in Usa - a livelli più alti storie di ordinaria quotidianità, non necessariamente ancorati a un personaggio trainante e alla serialità. Per lo più ambientate nella New York popolare degli anni `30-’50, le sue opere entrano con grande semplicità nei vicoli di downtown, di Brooklyn e Bronx, di Little Italy, dei quartieri ebraici, neri, irlandesi, italiani per mostrare piccoli drammi e commedie di una società complessa agli albori del suo sviluppo. Nelle storie dai titoli emblematici quali Affari di famiglia, Gente invisibile, Dropsie Avenue o Il Palazzo Will Eisner offre con sguardo generoso, ma non per questo meno clinico, una visione in presa diretta della città multietnica, dell’immigrazione e dei problemi connessi, del disagio sociale e giovanile non ancora esplosi e della piccola delinquenza, le mafiette, gli sfruttamenti allo stato nascente. Grande vecchio del romanzo a fumetti, figlio di immigrati ebrei, Will Eisner è nato e cresciuto a New York in mezzo ai condomini e questo spiega molto. In Contratto con Dio cesella ad arte con immediatezza e realismo storie diverse, seppur collegate fra loro, del Bronx anni ’30. Sono incursioni nelle piccole situazioni di vita quotidiana di quartiere - quelle umane e perciò piene di contraddizioni del melting pot della prima metà del secolo quando la mela non era ancora così grande - i cui protagonisti sono parte di quella gente invisibile che lavora, s’industria, si deprime, prega, si arrampica socialmente o cade miserabilmente ma che, tirate tutte le somme, vive e fa vivere quella comunità particolare. Apparentemente nostalgico già dal viraggio in seppia delle sue tavole, Eisner ha uno sguardo onnicomprensivo con cui racconta la città in dettaglio - con particolare attenzione alla parte che meglio conosce, quella del palazzo di Dropsie Avenue - senza rinunciare ad un approccio critico alla società americana nel suo insieme. Con accoglienza compassionale ma senza cedimenti sul piano della ragione, l’autore tesse la rete sociale di cui ogni evento e personaggio è componente essenziale ed influenzale sulle altre. In Invisible people ci racconta tre storie americane di ordinaria emarginazione. Fra le moltitudini esaltate da Whitman si confondono fino a sparire i perdenti della vita quotidiana, i Pincus Pleatnik, i Morris, le Hilda Gornish che nella loro lotta per una modesta esistenza rimangono atomizzati da quel sistema inumano che chiamiamo società. Una società formata anche però proprio da tutta quella gente invisibile ritratta accuratamente e seguita da vicino nell’inevitabile e spesso ingrata sequenza degli eventi, di una realtà resa con schietta e diretta semplicità e denunciata per quella che è con consolidata ed intelligente maestria. Compito di un narratore per immagini come Eisner era anche quello di restituire visibilità alla gente comune per quanto umile, a cantarne come Whitman - magari con un’ironia in più che non esita a mettere in luce anche i lati meno nobili degli individui - la dignità e l’importanza. E di conseguenza il valore della memoria, dei fatti e dei luoghi che ne sono testimonianza, come è evidente ne Il Palazzo. Sono luoghi newyorkesi popolari, come il negozio all’angolo di strada, la sinagoga, la pensione nei Catskills, i quartieri del Bronx, in cui le radici agguantano nel tessuto sociale, familiare, culturale. Sono persone che aiutano a tenere salda la memoria collettiva, fra chi dispensa ricordi personali, chi racconta a voce, scrivendo, filmando, disegnando. Una città che distrugge i suoi luoghi e riduce i suoi abitanti nell’anonimato - ci dice Eisner - perde ogni traccia di identità e coesione. Tematica ricorrente nell’opera matura del graphic novelist: qui si tratta di una megalopoli come New York e di un palazzo vecchio stile all’incrocio di una sua strada in centro e l’umanità che vi pullula davanti, soffermandosi anche, prendendo l’edificio come luogo d’incontro o di situazione. Nonostante la speculazione edilizia, del Palazzo sopravvive lo spirito e l’anima. Come per Will Eisner» (Thomas Martinelli, ”il manifesto” 6/1/2005). «Tutta l’opera fumettistica di Will Eisner abita il luogo del fantasma, una dimensione immaginaria che collega in modo straordinario il suo enorme talento visivo con una spiccata attenzione alla storia, alla testimonianza di quel che il futuro lascia dietro di sé, angelo che distoglie gli occhi dall’avvenire per mirare la coltre di rovine dei vinti e di coloro che passano dimenticati. Il fantasma è, infatti, quella presenza inquieta che testimonia, nel presente, un debito irrisolto, qualcosa o qualcuno che la storia degli uomini deve riconsiderare, o meglio che l’uomo e la sua società devono ricordare per cercare di superare l’abisso che attende inesorabile. Spirit, il suo primo grande personaggio, alias Danny Colt, investigatore dalla mascherina sul volto che coadiuva il Commissario Dolan a risolvere gli intricati casi di Central City, non a caso ha per indirizzo un cimitero, e se egli non proviene in realtà dalla terra dei morti (un bellissimo pocket della rivista ”Eureka” che ne raccoglieva moltissime avventure in b/n s’intitolava giustamente Un detective creduto morto) ha però assunto la cifra fantastica della sagoma notturna, del giustiziere senza pistole che conduce i colpevoli davanti alla propria coscienza. Con questo suo inarrivabile character, Eisner inaugura un ciclo d’avventure che farà storia, capostipite di una estetica e di un gusto che dagli anni quaranta permane inalterato fino a oggi: osservazione partecipe, disincantata, spiccatamente drammatica eppure ilare, sempre divertita, sulle miserie umane. Ma se Spirit dimora nella zona fantasmatica del lavoro immaginario dei fumetti, un luogo alla fine risultante più creativo della realtà, ciò non significa che il senso di un tale lavoro sia sul punto di autodissolversi; il segno di Eisner è netto, preciso, magistralmente consapevole di esser sospeso fra immagine statica e movimento percettivo dinamico. Il lavoro di Eisner è ficcato nel cuore del dispositivo di comunicazione dei fumetti. Con le tavole sonore di Spirit (per esempio quelle preferite dallo stesso Eisner, La storia di Gerhald Shnobble, breve racconto di un uomo qualunque che scopre di poter volare sopra i tetti dei grattacieli esattamente nell’istante in cui resta vittima di una sparatoria!) il nostro disegnatore-autore porta l’occhio e la mente dei lettori a godere di una dinamica audiovisiva estremamente efficace. I chiaroscuri di Spirit s’accompagnano a una visualizzazione dei suoni, ritmica, sincopata, dalla partitura jazz (i suoi fumetti sono sonori, eccome!) e vanno di pari passo con una insinuante, irresistibile ironia sui paradossi dell’esistenza umana. Eisner non ha mai abbandonato questa caratterizzazione tematica, filosofica, della sua intera opera. Ma bisogna tirar fuori dal termine ”fantasmatico” accezioni deviate. Lo sguardo di Eisner è ricerca di esperienze toccanti del Novecento americano, spesso autobiograficamente rientranti nel cordone urbanistico della New York ebraica, talvolta dal sapore biblico (come nella prima fra le sue graphic novel regalateci dal 1978, Un contratto con Dio, laicissima versione di un Giobbe trapiantato nella Manhattan dello scorso secolo XX). Con gli ultimi capolavori (La forza della vita, Verso la tempesta, Dropsie Avenue, Gente invisibile, Racconti di guerra, Piccoli miracoli, Il palazzo, L’ultimo cavaliere - illuminante versione di Don Chisciotte - fino all’ancora inedito Sundiata) Eisner tocca vertici narrativi assoluti, la cifra è quella di uno sguardo che vince le barriere dello spazio e del tempo e riesce a sfondare l’irreversibilità della storia. Le sue tavole hanno la filigrana che leva ogni nebbia alla memoria e disegnano figure di un passato che non si deve dimenticare. Le sue matite e i suoi magistrali bianchi/neri ridanno anima e corpo a vite microscopiche di ebrei e di moltitudini precipitate nell’insorgenza dell’economia capitalistica e nell’anomia metropolitana, dove le passioni si mescolano al desiderio di successo, gli inganni alle speculazioni, le aspirazioni sono corrotte dal denaro e dal guadagno, la solitudine imperversa e la felicità si disperde come goccia nella tempesta. Resta il fantasma dell’immagine narrativa di Eisner: una testimonianza visiva e sonora che si dilata dai vetri di un bus (formidabile dispositivo memoriale di Verso la tempesta), oppure deposito generazionale, artistico, di un gruppo di autori che hanno fatto la storia del fumetto americano (quei giovani che, per sopravvivere alla fame e alla miseria, nei primi anni trenta, rinnovarono lo stile e la potenza iconica dei comic books). Questa ultima storia riguarda lo stesso Eisner ed è raccontata ne Il sognatore, illuminante scorcio dell’America povera della Depressione dentro gli studi grafici e le case editrici in cui il giovane Billy convive con speranze, traguardi e fallimenti di vari suoi colleghi alle prime armi: Jerry Siegel e Joe Shuster, ideatori quasi inconsapevoli di Superman; Bob Kane, autore di Batman; Jack Kirby, grande disegnatore delle storie Marvel degli anni sessanta. Con Will Eisner se ne va un pezzo enorme della cultura americana del Novecento, un secolo che l’ha visto affermarsi da protagonista della cultura di massa, allo stesso livello di giganti del cinema come John Ford, Orson Welles, Jean Renoir, di innovatori della narrativa come Samuel Beckett e Philip K. Dick, o di maestri del fumetto come Alex Raymond e Milton Caniff. Ma la sua opera continuerà ad accompagnare tutti coloro che non temono verità» (Gino Frezza, ”il manifesto” 6/1/2005).