Varie, 6 gennaio 2005
BARBA
BARBA Eugenio Brindisi 29 ottobre 1936. Attore. Fondatore dell’Odin Teatret • «[...] autentica leggenda vivente (di ”leggenda dell’Odin” parla lui per primo, né compiaciuto né dispiaciuto, oggettivo: ”Quando andiamo a Parigi la stampa non si occupa di noi, eppure i nostri spettacoli sono sempre pieni. il passaparola...”) [...] Emigra a 18 anni in Norvegia dal Salento: ”Mi sono chiesto: chi ha diritto a essere diverso? Ho trovato una sola risposta: l’artista”. In Polonia, dove va a studiare teatro, incontra il giovane regista Jerzy Grotowsky - i due hanno rispettivamente 25 e 28 anni - cui subito lo legano l’interesse per le filosofie indiane e, poi, per il lavoro dell’attore. Dopo tre anni di apprendistato con Grotowsky, Barba torna in Norvegia e assieme a un gruppo di giovani attori respinti dall’Accademia di Oslo fonda nel 1964 l’Odin Teatret. Due anni dopo la compagnia si sposta a Holstebro, in Danimarca, dove risiede tuttora. Al teatro ”segreto” di Grotowsky, però, Barba, viaggiatore instancabile e irrefrenabile, contrappone una ”regia dell’avventura”, come dice Ugo Volli. Tutti gli spettacoli dell’Odin traggono alimento dal prestito culturale. ”La spinta iniziale di ogni lavoro dell’Odin è la consapevolezza di essere ”diseredati’. Dobbiamo ogni volta ”scegliere’ la nostra eredità, andarla a cercare”. [...] ”Una volta ero su una spiaggia messicana. Enorme, deserta. Tutt’a un tratto arriva un autobus carico di campesinos. Sono venuti per vedere il mare. Quattro giovanotti trasportano una carrozzina con uno spastico che si dimena. Entrano in acqua, poi tornano indietro con la carrozzina vuota. ”Oddio - penso - l’hanno portato fuori per affogarlo’. Ma, ecco, lo vedo in mare: sta nuotando! A modo suo, però sta nuotando’ [...] Io avevo grandissime difficoltà ad adattarmi a questo pianeta. Il teatro per me è come il mare per quello spastico. Hanno accusato i miei spettacoli di tutto: poco razionali, élitari, fascisti! Ma l’opinione degli altri conta per gli spastici? Gli spastici possono solo nuotare a modo loro” [...]» (Maria Giulia Minetti, ”La Stampa” 11/6/2010) • «[...] Ho scelto il teatro per intrecciare relazioni, incontri. Per quanto riguarda me ci sono state persone che hanno inciso a tal punto nella mia vita da portarla fuori strada. Penso a Eigil Winje, il proprietario dell’officina di lattoniere a Oslo che mi insegnò a saldare ad avere pazienza e rispetto quando giunsi in quel paese da emigrante, penso a Grotowski da cui appresi che il teatro è lotta per non essere asfissiato e poi ai miei primi attori, la cui capacità di stringere i denti ha permesso l’avventura dell’Odin» [...] La vera influenza è anonima. Il teatro contemporaneo poggia su basi edificate da Stanislavskij, Meyerchol’d, Craig, Appia. Certo, dato che il teatro è espressione personale, questa influenza è stata spesso tradita. Ma è giusto: una tradizione rimane in vita solo se viene cambiata [...] Da tempo ho deciso che l’Odin deve sparire con le persone che ne costituiscono il nucleo storico. Eppure, intorno a me ci sono molti giovani. Si sono intrufolati senza il mio beneplacito. E io, come fossi un vecchio distratto o rimbambito, faccio finta di niente”» (Anna Bandettini, ”la Repubblica” 6/1/2005).