Moni Ovadia, La Stampa 5/1/2005, pag. 26., 5 gennaio 2005
La «kasheruth», l’idea di un’alimentazione etica, informa tutto il comportamento dell’ebreo nei confronti della tavola e del nutrirsi in generale
La «kasheruth», l’idea di un’alimentazione etica, informa tutto il comportamento dell’ebreo nei confronti della tavola e del nutrirsi in generale. «Kasher», in realtà, significa adatto, consono ad entrare nel novero dei cibi e delle bevande permessi, o non proibiti. La parola ha finito tuttavia con l’assumere anche il significato generale di buon comportamento ebraico. I principi fondanti della «kasheruth» ne rivelano il senso profondo. Il divieto più perentorio riguarda l’assoluta proibizione di cibarsi di sangue, perché il sangue è la fonte della vita e la sacralità della vita è il centro radiante di tutta l’ortoprassi ebraica. La carne per essere kasherizzata deve essere tenuta a lungo in acqua e sale perché perda ogni traccia di sangue. Per questa ragione anche le uova «gallate» non sono adatte al consumo.