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 2005  gennaio 05 Mercoledì calendario

Uno studio pubblicato dall’autorevole rivista scientifica "The Lancet" rivela che le regioni rurali a sud dell’India, dal Tamil Nadu al Kerala, ora devastato dallo tsunami, detengono il triste record mondiale di suicidi: 58 morti ogni centomila abitanti

Uno studio pubblicato dall’autorevole rivista scientifica "The Lancet" rivela che le regioni rurali a sud dell’India, dal Tamil Nadu al Kerala, ora devastato dallo tsunami, detengono il triste record mondiale di suicidi: 58 morti ogni centomila abitanti. Questa ecatombe è l’altra faccia «della rivoluzione verde» che dagli anni Sessanta ha trasformato il volto dell’India. Grazie alle sementi ad alto rendimento e alle tecniche di cultura intensiva importate dall’Occidente, l’India oggi è una grande potenza agricola - il primo paese al mondo produttore di latte e di the - ma, soprattutto, non è più prostrata dalla fame. Un boom dai piedi d’argilla, con milioni di contadini spinti ad inseguire quel modello di modernizzazione senza però averne i mezzi. Pochi giorni prima della catastrofe, in 20 dicembre, un’inchiesta del settimanale francese "L’Express" aveva lanciato l’allarme. «La maggioranza dei contadini indiani vive coltivando terreni di meno un ettaro. Per loro il progresso ha voluto dire...», scriveva Gabriel Charles, inviato del settimanale «...indebitarsi e diventare totalmente dipendenti dall’industria che vendono semi e prodotti per trattare le piante». Negli ultimi sei anni la siccità ha distrutto le speranze di quella gente. Le piante importate dall’estero - notoriamente degli Ogm - si sono infatti rivelate meno resistenti di quelle autoctone alla mancanza di acqua, agli insetti e alle malattie di ogni genere. Interi raccolti negli ultimi tempi sono andati in malora. Per evitare di perdere ogni cosa molti contadini si dovuti indebitare con gli strozzini (le banche indiane non fanno prestiti a questi poveretti) per scavare pozzi sempre più profonti alla ricerca di un filo d’acqua e acquistare quantitativi sempre maggiori di insetticidi. 25 mila suicidi di contadini in tutta l’India: è il numero di questa tremenda crisi. Per sopravvivere molti sono stati costretti a lasciare i terreni dei loro padri e fuggire verso le città, vere beneficiarie del miracolo economico indiano. «Una rivoluzione verde da rifare», era intitolata l’inchiesta de L’Express sui pericoli di questa folle corsa allo sfruttamento della terra e del ricorso massiccio agli organismi geneticamente modificati. Scriveva Gilbert Charles: «Il più piccolo cambiamente climatico può sprofondare questa gente in una spirale infernale». Un presagio che purtroppo e, nel modo più terribile, si è avverato. L’acqua del mare ha ridotto quei campi riarsi in fango: ed è così riapparso lo spettro della fame.