Massimo Dona, "la Repubblica" 4/1/2005, pagina 42., 4 gennaio 2005
Nietzsche amava mangiare la trippa e i salumi piemontesi (però diceva che non ci si doveva nutrire del gallo bianco, per via della cadenza perfettamente sincronizzata del suo canto, e dei pesci), Leibniz cercava di non eccedere mai né col cibo né con il vino, come Campanella
Nietzsche amava mangiare la trippa e i salumi piemontesi (però diceva che non ci si doveva nutrire del gallo bianco, per via della cadenza perfettamente sincronizzata del suo canto, e dei pesci), Leibniz cercava di non eccedere mai né col cibo né con il vino, come Campanella. Giamblico racconta che all’ora di pranzo i pitagorici consumavano pane e miele puro o misto a cera, mentre a cena c’era sempre focaccia, pane, vino, verdura cotta e cruda. Poteva esserci la carne, ma solo se apparteneva a un animale che fosse lecito sacrificare. Comunque non era mai ammesso il pesce.