Emilio Gentile, "Il Sole-24 Ore" 2/1/2005 pagina 33, 2 gennaio 2005
Il sostantivo «totalitarismo» apparve per la prima volta nella lingua italiana nell’articolo d’apertura della "Rivoluzione liberale" di Gobetti il 2 gennaio 1925
Il sostantivo «totalitarismo» apparve per la prima volta nella lingua italiana nell’articolo d’apertura della "Rivoluzione liberale" di Gobetti il 2 gennaio 1925. Il pezzo s’intitolava "L’Antistato" e recava in calce la firma "Prometeo Filodemo", pseudonimo d’un giovane socialista marxista, Lelio Basso: era un’analisi molto precisa della crisi delle istituzioni liberali italiane sconfitte dalla pressione terroristica del fascismo. La frase: «Quando tutti gli organi statuali [...] diventano strumento d’un solo partito che si fa interprete dell’unanime volere, del totalitarismo indistinto e come tale escludente ogni ulteriore progresso, noi possiamo ben dire che la crisi dello Stato ha toccato il suo estremo». Già da un paio d’anni circolava però l’aggettivo totalitario, coniato nel 1923 dall’antifascista liberale Giovanni Amendola per definire mentalità e metodi del partito fascista. Notevole che il 3 gennaio 1925, il giorno dopo l’uscita dell’articolo, Mussolini tenne il famoso discorso alla Camera in cui si assunse «la responsabilità politica, morale, storica» dell’omicidio Matteotti che segnò la crisi irreversibile del compromesso tra liberalismo e fascismo