Marisa Adinolfi, ཿCorriere della Sera 2/1/2005. pag.58, 2 gennaio 2005
Il «retrocomputing», l’hobby a cui si dedicano decine di professionisti, webdesigner e dipendenti di aziende informatiche, consiste nel recuperare mainframe e pc di ogni marca ed età, purché non superino gli anni ’90
Il «retrocomputing», l’hobby a cui si dedicano decine di professionisti, webdesigner e dipendenti di aziende informatiche, consiste nel recuperare mainframe e pc di ogni marca ed età, purché non superino gli anni ’90. Massimiliano Fabrizi, uno degli appasionati, spiega il perché di questo limite temporale: «Per me l’interesse verso i pezzi di hardware storici si ferma all’epoca in cui i computer sono diventati compatibili, prima ogni pc competeva con gli altri, aveva programmi e linguaggi propri. Allora c’era biodiversità. Ora invece i computer hanno perso l’anima». Fabrizi ha anche un museo personale con 50 pezzi di archeologia informatica (si può vedere sul sito www.computermuseum.it), con pezzi che vanno dall’Apple II del ’77 al convertibile Ibm del 1986, il primo computer trasportabile della storia, (pesa 50 chili).