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 2005  gennaio 02 Domenica calendario

Leopoldo Zurlo fu dal 1931 al 1943 il censore della produzione radiofonica e teatrale in Italia: diciottomila copioni tra commedie, riviste, tragedie, libretti d’opera, sketch, siparietti e altro

Leopoldo Zurlo fu dal 1931 al 1943 il censore della produzione radiofonica e teatrale in Italia: diciottomila copioni tra commedie, riviste, tragedie, libretti d’opera, sketch, siparietti e altro. Cravatta a farfalla e pince-nez, operava con ironia senza indispettire gli artisti: «Bisogna lasciare all’autore l’impressione della libertà, permettendogli di dire quanto non guasta o non peggiora l’animo dello spettatore». Tra coloro che si rivolsero a lui per ottenere le autorizzazioni, anche Totò con "L’ultimo Tarzan" (1938). Nella pellicola compariva una parodia di Napoleone: il censore conosceva l’intolleranza di Mussolini per i lavori ispirati ai condottieri, in cui gli pareva di rispecchiarsi. Perciò in margine al copione Zurlo appuntò un consiglio per l’attore: «Nessuna imitazione di Napoleone, al più si potrà imitare Boyer». Charles Boyer aveva vestito i panni dell’imperatore nel film "Maria Walewska", uscito l’anno prima. Federico Fellini fu invece uno degli autori radiofonici più colpiti dalla censura. Per esempio dalla commedia del 1942 "Viaggio di nozze" venne eliminato il seguente scambio di battute: «Bianchina: "I tuoi vestiti, Cico?". Federico: "Ah li ho lasciati nel bagno"». Zurlo temeva che gli ascoltatori potessero lasciarsi andare a fantasie peccaminose. Una lettera a Zurlo giunse anche da Indro Montanelli che chiedeva il visto per la commedia "Lo specchio della vanità": autorizzazione concessa dietro sacrificio di un dialogo tra i protagonisti («Giulia: "Leggi i giornali di mode?". Andrea: "Dacché sono diventati gli unici nei quali si può credere"»). Negato invece il visto al regista Anton Giulio Bragaglia che nel 1942 chiedeva di poter rappresentare "Les parentes terribles" di Cocteau. Motivo: «Può destare nelle platee l’ammirazione per l’autore e indirettamente per la Francia».