Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  dicembre 31 Venerdì calendario

Luxemburgo Vanderlei

• Nova Iguaçu (Brasile) 10 maggio 1952. Allenatore di calcio. Del Flamengo. Nel 2005 al Real Madrid (non arrivò a fine anno). Da giocatore fu modesto difensore con Botafogo, Flamengo e Internacional. A livello “prof” partì dal Bragantino. Passò poi al Flamengo e nel ’92 al Palmeiras (due titoli nazionali ’93 e ’94). Tornò al Flamengo, diede le dimissioni dopo sei mesi: gli era stato impedito di punire l’assenteista Romario. Ripartì dal Paranà, tornò al Palmeiras, e nel ’97 passò al Santos. Quindi il Corinthians, dove vinse il 3˚ titolo nazionale (’98). Nell’agosto del ’98 fu nominato c. t. della nazionale. Vinse la coppa America 1999, diventò c. t. dell’Olimpica, obbligata all’oro di Sydney 2000. Invece il Brasile perse col Camerun nei quarti e Luxemburgo fu cacciato. Nel 2001 tornò al Corinthians (esonerato), poi Palmeiras e Cruzeiro: vinse lo scudetto 2003 (4°), litigò nel febbraio 2004, passò al Santos in maggio quando era 17° e lo portò alla vittoria (5° titolo brasiliano un record) • «[...] era l’uomo dei cinque titoli con cinque squadre diverse, descritto da Carlos Alberto Parreira (ct del Brasile) come “una forza della natura trainata dalla voglia di vincere”. Quando si giocava i campionati con l’Atletico Paranense aizzava i suoi con frasi tipo: “Voglio vedere i nostri rivali morire”. Fama da cattivo, anzi spietato fin da quando era un terzino pronto a taroccarsi la carta d’identità per partecipare ai Mondiali Under 20. Dopo Francia ’98 prese in mano il Brasile, annunciò “un macro piano per conquistare il mondo”, litigò con Romario e lasciò il mondo ai suoi successori. Per il Real sembrava perfetto, l’unico con un ego più grande della squadra, l’unico capace di presentarsi dicendo al pubblico: “Pazientate, siamo scarsi”. Dopo un paio di mesi alla Ciudad disse che la squadra era sbilanciata, che per giocare due volte a settimana ci voleva altro organico, che dei nomi non sapeva cosa farsene e nessuno gli avrebbe mai potuto dire chi togliere e chi mettere. Togliere Ronaldo dopo un gol è stata la sua ultima scelta. [...] L’uomo di ferro cacciato come uno qualsiasi [...] Le ultime parole [...] sapevano molto di ghigliottina: “Il Bernabeu non è contento? Avranno il miglior futból del mondo”» (Giulia Zonca, “La Stampa” 5/12/2005). «[...] uno dei nomi più discussi e vincenti del calcio mondiale. Un Sacchi col curriculum di club di Capello e una serie di guai da scriverci un libro. Documenti d’identità falsi. Processi per evasione fiscale. Una sorella sacerdotessa di candomblè, che sacrificava galline secondo riti di origine africana. Una dimostrazione vivente che nel calcio si può sempre ricominciare, e vincere dappertutto, cinque scudetti brasiliani in quattro diverse società, il biglietto da visita di Luxemburgo. [...] Nel ’93 portò al successo il Palmeiras dopo 17 anni. Passò tra le polemiche dal Santos al Corinthians, facendo vincere entrambe (l’ex squadra di Pelè quest’anno era 17a prima del suo avvento). Anche il Cruzeiro gli deve il titolo del 2003. Restano le ombre. I documenti falsificati dal padre per aiutarlo a giocare nel Botafogo: due anni in meno, il nome di battesimo modificato in Wanderlei fino alla confessione nel 2000. Una condanna a cinque anni e tre mesi per evasione fiscale, ridotta in appello a 335 mila euro di ammenda. Un periodo più di ombre che di luci sulla panchina del Brasile, tra una Coppa America vinta ed un’eliminazione alle Olimpiadi di Sydney. [...]» (Mattia Chiusano, “la Repubblica” 31/12/2004) • «[...] Il mister più vincente del Brasile [...] 5 titoli nazionali in Brasile adornano un palmeres di tutto rispetto, molto più pregiato del valore nominale a causa della estrema labilità in cui muove la girandola delle panchine di un torneo quant’altri mai lungo e complicato. Luxemburgo si è fregiato campione in tempi e con squadre diverse: vince 2 volte nel ’93 e ’94 alla guida del Palmeiras, avendo in formazione gente come Roberto Carlos, Rivaldo e Cafù; poi si ripete col Corinthians [...] ha vinto col Cruzeiro; [...] si è ripetuto diventando di nuovo campione di Brasile sulla panchina del Santos, da dove è partito alla conquista dell’altro mondo calcistico potendo far conto sulla formidabile rosa di fuoriclasse della società più prestigiosa del vecchio continente. Con la nazionale non ha avuto fortuna: alla guida dei verdeoro dal ’98 al 2000 vince la Coppa America del ’99, poi inciampa fra il torneo olimpico di Sidney e voci non provate di scandaletti extrasportivi e deve lasciare il posto a Felipão Scolari, l’altro Napoleone del calcio brasiliano. Sarà lui a vincere nel 2002 il pentacampionato mondiale per i colori carioca. Come molti tecnici brasiliani, Luxa ama il 4-4-2, ma con estro. Niente dogmi, la tattica deve adattarsi alle circostanze e alla squadra. [...] Altro punto fermo di Luxemburgo: tanto lavoro fisico-atletico e ferrea disciplina. [...] Pugno di ferro mosso da Ego stirneriano: “I diritti dei giocatori - ha tuonato appena sbarcato - finiscono dove iniziano i miei”. [...]» (Marco Perisse, “il manifesto” 5/1/2005).