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 2004  dicembre 31 Venerdì calendario

EtoO Samuel

• Nkon (Camerun) 10 marzo 1981. Calciatore. Dal 2011/2012 all’Anzhi Machachkala (Russia). Nel 2010 vinse con l’Inter Champions League, scudetto, coppa Italia (un’altra nel 2011), supercoppa italiana e mondiale per club. Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Sydney. Col Barcellona vinse le Champions League del 2006 e 2009, col Real Madrid quella del 2000 • «Come calciatore [...] è un diamante purissimo [...] Come uomo è una contraddizione che cammina. In lui, fenomeno precoce e un po’ disadattato, che a 16 anni arrivò al Real Madrid senza esserne capito e a 17 era il più giovane partecipante ai Mondiali in Francia (entrò nel secondo tempo della partita con l’Italia) si scontrano mondi e situazioni contrapposte che ne fanno un personaggio insondabile. Si occupa dei figli degli altri come ambasciatore dell’Unicef e sovvenziona abbondantemente l’associazione fondata 40 anni fa da Pep Campaner in Niger per la ricerca sul cancro di Noma che devasta il volto di molti bambini del Terzo Mondo, eppure si ostina a rifiutare il minimo rapporto con Annie, la figlia [...] che è stato obbligato a riconoscere e che vive con la madre in provincia di Cagliari. [...] è un campione che si lamenta perché i suoi colleghi bianchi sono sostenuti dalla stampa dei loro Paesi e per questo gli fregano i premi migliori: “Lotto contro tutti in Europa per essere il numero 1 e nessuno mi dà una mano, io devo segnare 50 gol all’anno e gli altri 20 perché mi diano il Pallone d’Oro” [...] Ma le contraddizioni di Eto’o si inerpicano, inarrivabili, nel rapporto con l’Africa. Amore e guerra. “Mi chiedo perché sono camerunense”, ha dichiarato [...] Ma che diavolo dici, gli hanno chiesto? E lui giù a spiegare che non si trova più con quel tipo di gente. “Non si fa mai un passo avanti, è un mondo di intrighi e tutto diventa una bega da cortile senza che si risolvano i problemi”. [...] dicono che Sua Ombrosità si senta soprattutto un dio non adorato abbastanza dai poteri forti del suo Paese e che i suoi malumori nascano dal narcisismo insoddisfatto. “La Nazionale non mi dà da vivere, ci vado perché amo il Camerun e perché voglio restituire un po’ di gioia a chi non ne ha avuta - ha spiegato -. Nessuno dà più di me a questa squadra ma se devo sentirmi a disagio tanto vale che me ne stia a Barcellona”. [...] molto primadonna. “Se il mio status oggi mi permette di non comportarmi come altri giocatori non vedo perché non dovrei farlo - ha dichiarato al Quotidien Mutations, un giornale del Camerun -. Non chiedetemi dove voglio giocare, lo decide l’allenatore ma se uno ha un Eto’o in squadra non può metterlo dove capita”. E ancora: “Quando la palla rotola, io dimentico tutto. La mia idea è di dare il meglio che posso e di fottermene del resto. [...]” Offre uno spettacolo che giustifica i 24 milioni di euro che pagò il Barcellona per averlo dal Maiorca [...] Lui sembra felice soltanto quando segna. Almeno si sfoga: si percuote il petto, schiaffeggia la bandierina del corner, sente di nuovo l’Africa attorno a sé, dimentico degli insulti razzisti che lo portarono a fare il verso della scimmia dopo un gol o più spesso a tacere [...]» (Marco Ansaldo, “La Stampa” 30/1/2006). «L’importante è avere idee chiare. Nel calcio e nella vita. “So che cosa mi aspetta: devo correre come un nero, per riuscire a guadagnare come un bianco”. Parole pronunciate da Samuel Eto’o, il 14 agosto 2004, nel giorno della presentazione al Camp Nou. Il Barcellona lo aveva acquistato quarantotto ore prima per 24 milioni di euro, versati per metà al Maiorca e per l’altra metà al Real Madrid, i due club che si dividevano il cartellino del giocatore. Eto’o aveva dimostrato di aver capito tutto, al primo giorno con la maglia “blaugrana”, con parole simili a quelle pronunciate una volta dall’ex primatista del mondo dei 100 metri, lo statunitense Maurice Greene: “Nella vita bisogna correre forte tutti i giorni, sia che tu sia gazzella, sia che tu sia nato leone”. [...] Eto’o era un bravo attaccante, ma adesso è diventato un fuoriclasse. [...] Per arrivare in alto, Samuel Eto’o ha lasciato la sua terra, Nkon, nel cuore del Camerun (dove è nato il 10 marzo ’’81), quando aveva sedici anni, e si è trasferito in Spagna, nel Leganes, seconda divisione (28 partite, tre gol). Un trasferimento che gli ha consentito di guadagnarsi subito il posto nel Camerun al Mondiale ’98 ( esordio contro l’Italia) e di non mollarlo più. In nazionale ha conquistato l’oro ai Giochi Olimpici di Sydney; ha vinto due volte la Coppa d’Africa ( 2000 e 2002); ha partecipato al Mondiale 2002; ha visto morire in campo, a Lione, il suo compagno Marc Vivien Foe, alla Coppa delle Confederazioni, il 26 giugno 2003. È già bravo Eto’o nel ’98 e allora si muove il Real Madrid, ma con la maglia bianca gioca soltanto una partita. Dicono che sia ancora acerbo, che soffra la pressione del Bernabeu, che debba maturare e nel ’99, dopo altre due apparizioni con le merengues, viene trasferito al Maiorca: gioca tredici partite, segna sei gol. Così a fine stagione diventa titolare per quattro anni, segnando 48 gol (e nel 2003 si porta a casa pure la Coppa del Re). Resta un mistero perché, nel frattempo, il Real spenda una fortuna per assicurarsi i migliori giocatori d’attacco del mondo (Ronaldo su tutti) e non pensi di riportare a casa un talento come Eto’o, che è il prototipo del calciatore del terzo millennio: forte, velocissimo, potente, addirittura devastante, quando parte in progressione con il pallone. [...] Eto’o, che in passato è stato costretto anche a fare i conti con spiacevolissimi episodi di razzismo, che ha saputo sopportare con straordinario equilibrio, vive con sereno distacco questi giorni meravigliosi: “So che posso migliorare e non dimentico che il calcio è soprattutto fatica, impegno, sacrificio. A Barcellona ho trovato l’ambiente giusto, perché tutti corrono”. Lui più veloce degli altri. [...]» (Fabio Monti, “Corriere della Sera” 30/12/2004).