Giovenale, Contro le donne, TEN, Roma 1993 a cura di C. Vivaldi, 29 dicembre 2004
E sono pure credulone. Chi più di tutti merita gli onori supremi è il sacerdote che scorrazza per la via tra un corteo di zucche calve e vestiti di lino, mascherato da Anubi, e sotto sotto se la ride della credulità del popolino
E sono pure credulone. Chi più di tutti merita gli onori supremi è il sacerdote che scorrazza per la via tra un corteo di zucche calve e vestiti di lino, mascherato da Anubi, e sotto sotto se la ride della credulità del popolino. Sta a lui chiedere grazia ogni qualvolta la moglie è andata a letto col marito in giorni sacri, proibiti: il serpente d’argento ha mosso il capo, lo si è visto, chi ha peccato dovrà pagarla cara. [...]. All’indovino armeno, o nato a Commagene, basta frugare in un polmone di colomba ancora caldo per predire un giovane amante o la sontuosa eredità di un ricco senza figli. Tutto quanto dice l’astrologo le donne se lo bevono come scaturisse dalla fonte d’Ammone; poiché Delfo è muto, non dà più nessun oracolo, e la nebbia che avvolge l’avvenire è la tortura dell’umanità. [...].