Giovenale, Contro le donne, TEN, Roma 1993 a cura di C. Vivaldi, 29 dicembre 2004
Chi guarderà le guardie? Vi sento, vecchi amici miei, da un pezzo predicarmi: «Chiudila a catenaccio, non farla uscire!» Ma chi guarderà le guardie? a loro che una moglie furba penserà in primo luogo
Chi guarderà le guardie? Vi sento, vecchi amici miei, da un pezzo predicarmi: «Chiudila a catenaccio, non farla uscire!» Ma chi guarderà le guardie? a loro che una moglie furba penserà in primo luogo. Ora, la libidine è uguale per tutti, sia plebe sia nobiltà: quella che frusta a piedi il nero lastricato non è meglio di quella che si fa portare a spalla da marcantoni siri. Per andare ai giochi, Ogulnia prende a nolo veste, corteo, lettiga, guanciale, compagne, balia e biondina per le commissioni; ciò che resta del gruzzolo paterno, fino agli ultimi vasi, lo regala a imberbi atleti. Molte donne vivono in ristrettezze, ma di ciò non hanno alcuna soggezione e non s’adattano al metro imposto dalla povertà. E mentre gli uomini talvolta vedono dove sia l’utile, temono il freddo, la fame, imparano dalle formiche, la donna spende e non si rende conto che il patrimonio sfuma. Quasi i soldi crescessero da soli nella vuota cassaforte e lei vi potesse attingere sempre a livello massimo, la donna non bada a spese per i suoi capricci.