Giovenale, Contro le donne, TEN, Roma 1993 a cura di C. Vivaldi, 29 dicembre 2004
La cattiva coscienza delle donne. Il letto coniugale non conosce che liti e accuse reciproche, e poco si riesce a dormirvi
La cattiva coscienza delle donne. Il letto coniugale non conosce che liti e accuse reciproche, e poco si riesce a dormirvi. Ma una moglie non è mai tanto tremenda (più ancora di una tigre che ha perso i propri cuccioli) come quando nasconde la cattiva coscienza sotto un pianto finto, ed ora ce l’ha con gli schiavetti, ora piagnucola per una amante inesistente. Tiene una riserva di lacrime pronte a gocciolare a suo comando: tu te ne dispiaci, tu lo credi amore, asciughi con le labbra quelle lacrime[...]. Fesso, trovassi aperta la ribalta di quella poco di buono che fa la gelosa ne leggeresti bigliettini dolci e lettere! Ma coglila sul fatto, abbracciata a uno schiavo, a un cavaliere. «Dì pure, Quintiliano mio, colora a modo tuo l’episodio!» l’affronta. «Parla tu, invece, ti ascolto». «E va bene - replica lei - noi s’era pur d’accordo nel fare tutti e due i nostri santi comodi! Starnazza quanto ti pare, metti sottosopra il mare e il cielo: anch’io sono di carne». Non c’è nulla di peggio d’una donna colta sul fatto, la sua stessa colpa la riempie di coraggio e di furore.