Giovenale, Contro le donne, TEN, Roma 1993 a cura di C. Vivaldi, 29 dicembre 2004
La ricca che sposa un avaro è come vedova. Vuoi che parli dei filtri, delle formule magiche, dei veleni preparati per i figliastri? Sotto l’imperiosa spinta del sesso compiono delitti tanto gravi che la lussuria è il meno
La ricca che sposa un avaro è come vedova. Vuoi che parli dei filtri, delle formule magiche, dei veleni preparati per i figliastri? Sotto l’imperiosa spinta del sesso compiono delitti tanto gravi che la lussuria è il meno. Sono così le donne. «Ma perché a sentire il marito di Censennia lei almeno è perfetta?» Gli ha portato un milioncino di sesterzi in dote, per quella somma la trova perfetta. Non è mica la fiaccola di Venere a farlo dimagrire, ad incendiarlo, ma il fuoco della dote. S’è comprata la libertà Censennia: può far segni apertamente all’amico, rispondere ai suoi biglietti. La ricca che sposa un uomo avaro è come fosse vedova.