L’Indipendente, 14/11/2004, 14 novembre 2004
Sulla bocca dei reali. Furono dentisti ufficiali di casa Savoia dal 1932 al 1946, fino a quando il re dovette abdicare e emigrare
Sulla bocca dei reali. Furono dentisti ufficiali di casa Savoia dal 1932 al 1946, fino a quando il re dovette abdicare e emigrare. Essere i dentisti di casa reale, significava non avere orari e, naturalmente, recarsi nelle varie residenze per le cure. Il tutto senza percepire una lira. La famiglia reale considerava, infatti, di concedere loro un privilegio nel farsi curare. L’avventura cominciò con un equivoco. Nell’agosto del 1932 nello studio Hruska era rimasto solo il figlio, Aga, da poco laureato in medicina ma non ancora abilitato a esercitare la professione. A un certo punto telefonò il dottor De Chirico, medico personale della famiglia Savoia, molto preoccupato per la principessa Jolanda, la primogenita del re Vittorio Emanuele III, che accusava forti dolori. Nessuno dei medici a cui si erano rivolti aveva saputo risolvere la faccenda. Chiese di parlare con il dottor Hruska, intendendo naturalmente il vecchio Hruska, che in quel momento si trovava a Berlino per un congresso medico. Il figlio finse di essere il padre e alla richiesta di partire immediatamente per Sant’Anna di Valdieri, la residenza estiva di casa Savoia, rispose naturalmente di sì. Quando il conte De Chirico lo vide, rimase piuttosto sbalordito dalla giovane età del medico. La verità venne a galla, ma alternative ormai non ce n’erano. Al momento di sciacquarsi le mani, come ogni buon medico fa, Aga Hruska si rese conto che per arrivare al rubinetto, doveva piegarsi verso il basso. In effetti allora in Italia per volontà del ”re piccolo” era stata emessa una legge edilizia che stabiliva che tutti i lavandini e i gabinetti del Paese dovessero essere costruiti secondo le misure del re. Quando il problema della principessa fu risolto, in casa Savoia si gridò al miracolo e tutti, comprese le cameriere, vollero farsi dare un’occhiatina ai denti. In futuro la principessa Jolanda sarebbe ricorsa anche alla polizia segreta, pur di rintracciare il suo dentista. Pregò il medico di visitare anche sua sorella Maria, che a causa di un intervento sbagliato aveva il volto deformato e asimmetrico. Ci fu sintonia con Maria. Ma nacque anche un piccolo incidente diplomatico. Un giorno, infatti, dopo una seduta, la principessa Maria propose al dentista di andare a fare un bagno e, essendo lui sprovvisto di costume, gli prestò le mutande da bagno di suo fratello, il principe ereditario Umberto. E così fu. La principessa Maria, in quell’occasione, chiese al medico che cosa la gente ne pensasse dell’imminente campagna di Abissinia. La risposta, sincera ma sprovveduta, fu che alla gente non gliene importava nulla dell’impero, ma solo del lavoro e della tranquillità. Tant’è. Giorni dopo, a un pranzo con il capo di stato maggiore dell’Esercito, il generale Alberto Pariani, venuto a offrire al re la dignità imperiale, la principessa Maria nell’udire che era il popolo italiano a volerlo, spiegò placidamente ai presenti che agli italiani non gliene fregava proprio niente dell’impero. Ricostruito l’accaduto, la madre, la regina Elena, infuriata, fece arrestare sulla spiaggia di Viareggio, il povero giovane dentista. Nel 1936 fu un’altra telefonata, questa volta dal palazzo reale di Napoli, che portò Aga Hruska a curare un’altra Savoia, Maria Josè, moglie di Umberto di Savoia. Il suo era un problema estetico: nella parte superiore i denti le erano cresciuti troppo fittamente e si sovrapponevano. Questa situazione le creava molto imbarazzo. I migliori dentisti del tempo, non avevano voluto saperne di intervenire. I genitori di Maria José, i re del Belgio Elisabetta e Alberto I, erano stati a loro volta pazienti del padre di Aga Hruska a Gardone. Senza averne molto bisogno, visto che Alberto I aveva una dentatura perfetta. Fu allestita, in una stanza speciale del palazzo di Napoli, una saletta operatoria e in un mese di cure il problema fu risolto. Pare che la principessa fosse una paziente disciplinatissima e che non sentisse dolore. L’unica cosa a cui non rinunciava mai era un bicchierino di marsala a fine seduta. Anni dopo, quando fu pronto lo studio a Roma, Maria José amava recarvisi senza autista, guidando personalmente la sua Lancia. Dopo avere sistemato i denti a Maria José, si aprirono ai Hruska le porte delle corti europee. Il dentista della corte inglese, il dottor Whitehouse, propose loro di associarsi. I reali di Spagna, che allo scoppio della guerra civile nel 1937 si erano rifugiati a Roma, divennero loro clienti.