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 2004  novembre 21 Domenica calendario

Gaio Plinio Secondo nacque nel 23 o 24 d.C. a Como. Apparteneva a un’agiata famiglia dell’ordine equestre, costituito da ricchi proprietari, uomini d’affari, appaltatori di lavori pubblici

Gaio Plinio Secondo nacque nel 23 o 24 d.C. a Como. Apparteneva a un’agiata famiglia dell’ordine equestre, costituito da ricchi proprietari, uomini d’affari, appaltatori di lavori pubblici. Da ragazzo amava andare in cerca di erbe con cui fare gradevoli infusi, ma anche stare coi suoi coetanei, insieme ai quali andava a pescare nel lago di Lario (com’era chiamato il lago di Como), specialmente nel mese di maggio, quando era facile prendere strani pesci dalle squame aguzze come chiodi. Poi fu anche a Roma, dove esercitò l’avvocatura. Agli ordini di Pomponio Secondo, scrittore di tragedie e comandante militare, Plinio restò in Germania prestando servizio militare dal 46 al 58. Vero modello di funzionario imperiale, ricoprì anche importanti incarichi amministrativi durante i regni di Vespasiano e Tito. La sua massima opera è la Naturalis Historia, testo scientifico enciclopedico in 37 libri. Leggeva di continuo e per non lasciare inutilizzati i momenti del pranzo e della cena, come quelli del bagno e delle passeggiate, si faceva accompagnare da uno schiavo che gli leggesse qualcosa a voce alta o prendesse appunti su ciò che egli diceva (era solito ripetere: «Non c’è nessun libro così spregevole da non poterne ricavare qualcosa»). Una volta, assistendo a una lettura con altre persone, uno dei presenti fermò il lettore per fargli ripetere alcune parole pronunciate male. Al che Plinio disse: «Ma tu le avevi capite queste parole?»; quando quello rispose di sì, aggiunse: «Perché allora fargliele ripetere? Per questa tua interruzione abbiamo perso la lettura di altre dieci righe». Il suo sapere pressoché sconfinato fa mostra di sé nella Naturalis Historia, dove Plinio tratta di astronomia e geografia, zoologia e botanica, mineralogia, storia dell’arte e architettura, senza dimenticare la fisiologia e la botanica. Per capire come riuscisse a legare insieme gli argomenti si può considerare il passo in cui esamina il colore degli occhi umani. Da qui parte una descrizione degli occhi degli imperatori: quelli di Tiberio potevano vedere anche di notte, Augusto li aveva azzurri e con la cornea più grande del normale. Quelli di Caligola erano fissi e stralunati, quelli di Nerone erano blu e miopi. Poi seguivano considerazioni psicologiche «Gli occhi dell’uomo più di quelli degli altri animali esprimono la moderazione, la clemenza, la misericordia, l’odio, l’amore, la tristezza, la letizia».