L’Indipendente, 21/11/2004 pag. 1, 2-3, 21 novembre 2004
Le strade lastricate di Pompei brulicano di gente e carri. Nel Foro c’è un mercato coperto che abbonda di ogni mercanzia: frutta e vini, pani, stoffe, pesci e carni
Le strade lastricate di Pompei brulicano di gente e carri. Nel Foro c’è un mercato coperto che abbonda di ogni mercanzia: frutta e vini, pani, stoffe, pesci e carni. Lungo le vie, numerose botteghe. Ci sono anche i bar (’termopoli”) dove i passanti possono fermarsi un po’ per prendere cibi e bevande calde, contenuti in recipienti di bronzo incastonati nel bancone. In città i possidenti sono numerosi. Dedicarsi agli affari piace: sulla porta di casa sua un certo Sirico ha fatto incidere la scritta Salve lucrum, «Benvenuto guadagno». Ma il numero dei facoltosi cresce anche perché sono molti i romani benestanti che si stabiliscono a Pompei, desiderosi di fuggire la febbrile attività politica dell’Urbe (Campania felix si dirà allora). Tra questi anche i membri della famiglia imperiale. A tal proposito si ricorda un evento tragico capitato a Pompei nel 21, al tredicenne Druso, figlio dell’imperatore Claudio. Questi è intento a giocare con una pera, lanciandola in aria e riprendendola con la bocca, quando il frutto gli va di traverso e lo soffoca prima che i dottori riescano a salvarlo.