L’Indipendente, 28/11/2004 pag. 1, 2-3, 28 novembre 2004
Tre proiettili all’anno. I soldati che lo zar Alessandro e l’imperatore d’Austria Francesco II contrapponevano a Napoleone erano per la maggior parte inesperti e male equipaggiati, con la sola eccezione della Guardia Imperiale russa e di alcuni reparti di cavalleria austriaca
Tre proiettili all’anno. I soldati che lo zar Alessandro e l’imperatore d’Austria Francesco II contrapponevano a Napoleone erano per la maggior parte inesperti e male equipaggiati, con la sola eccezione della Guardia Imperiale russa e di alcuni reparti di cavalleria austriaca. La decisione di dare battaglia fu presa dal comando alleato anche sotto la pressione delle difficoltà che incontrava a rifornire l’esercito di beni di prima necessità. Parecchi soldati russi marciavano senza scarpe, con cortecce d’albero legate sotto i piedi, molti di loro avevano sparato meno di dieci colpi di moschetto in tutto il loro addestramento dato che il regolamento militare prevedeva la distribuzione di tre soli proiettili l’anno per le esercitazioni. Neppure gli ufficiali che comandavano l’esercito alleato erano all’altezza dei loro avversari, che contavano su di un’esperienza ben superiore. Durante la vigilia della battaglia Napoleone ebbe a dire che il suo piano si basava sulla certezza che il nemico avrebbe commesso dei gravi errori, che lui voleva essere pronto a sfruttare. Le modalità di partecipazione alla battaglia del 24esimo reggimento francese di fanteria leggera costituiscono insieme l’occasione per ripercorrere brevemente la giornata di Austerlitz e per dare le dimensioni del più grande successo conseguito da Napoleone sul campo. Con i suoi due battaglioni, per una forza che lo storico americano Scott Bowden indica in 1291 uomini all’inizio del combattimento, il 24esimo leggero costituiva da solo la prima brigata della II divisione del IV Corpo della Grande Armée. Il comandante di reggimento era il colonnello Pourailly, quello di brigata il generale Schiner, ma ben più famosi di loro sono rimasti il generale Vandamme, comandante della divisione, che spesso veniva indicata con il suo nome, e il maresciallo Soult, comandante del più grosso dei Corpi francesi presenti alla battaglia. Fu uno dei più stretti collaboratori di Napoleone e lo seguì fino alla fine della sua epopea: nell’ultima battaglia, a Waterloo, era capo di stato maggiore dell’imperatore.