Varie, 24 dicembre 2004
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Passoni Dario
• PASSONI Dario Cassano d’Adda (Milano) 9 febbraio 1974. Calciatore. Ha giocato in A con Chievo e Livorno • «[...] dalla panchina nel Chievo si è ritrovato sui campi ghiacciati del campionato russo, all’Uralan di Elista nella sperduta Calmucchia, con un altro italiano, Dal Canto e sotto la guida di una nostra vecchia conoscenza: Igor Shalimov. “Un’esperienza importante, anche se siamo retrocessi alla fine, e un contratto irrinunciabile” [...] una carriera cominciata nelle giovanili dell’Inter e proseguita sui campi duri di Casarano e Andria in serie C e poi a Venezia, prima di approdare al Chievo, a Verona che sarà la sua città definitiva. Il ragionier Passoni Dario da Cassano D’Adda al Chievo sarà sempre grato, nonostante abbia dovuto arrendersi all’evidenza, alla bravura di Corini che lo chiudeva [...] la fiducia del Livorno che ha puntato su di lui: “Quando sono arrivato in gennaio, l’allenatore Mazzarri mi ha detto ‘Non ti conosco’. Ma mi ha dato fiducia, l’ho ripagata e adesso che le cose vanno bene anche in A vorrei dire ancora grazie a Mazzarri. Siamo stati promossi, io sono rimasto a Livorno (nonostante Mazzarri avesse chiesto il suo pupillo a Foti per la nuova avventura alla Reggina, ndr )” [...] Fa il regista, classico, davanti alla difesa. Un ruolo riscoperto, in cui lui, ragioniere, figlio di impiegati, si trova a meraviglia. È sempre stato un regular nella vita. [...]» (Francesco Velluzzi, “La Gazzetta dello Sport” 24/12/2004) • «[…] padre Giuseppe, operaio e osservatore per le giovanili dell’Atalanta. Esordio in A a 28 anni, “ma con la soddisfazione di esserci arrivato con le mie gambe”. Esordio a San Siro con l´’nter, lui cresciuto nell’Inter. “Ero alla Trevigliese, l’unica partita giocata da libero coincise con la presenza di un osservatore dell’Inter. Mi presero convinti che fossi un libero. Invece ero uno che sognava di muoversi come Platini e che non aveva e non ha niente di speciale”. […] Quando ha capito di non avere niente di speciale? “Abbastanza presto. Pregi e difetti me li ha elencati mio padre. Pregi: due piedi, disciplina tattica, velocità più di testa che di fisico, vocazione a sgobbare. Difetti: una certa lentezza, e poi dovrei fare qualche golletto in più. Come mio zio, Eugenio Brambilla, che ha fatto l´ala nel Genoa e nel Messina […] Sono stato due anni al Casarano in C1, uno all’Andria in B, pochi mesi al Venezia e poi sei anni al Chievo, con cui ho conquistato la promozione in A. Ma ero chiuso da due mostri come Corini e Perrotta, infatti a San Siro Del Neri mi ha messo esterno destro. Essendo chiuso vado al Siena in B, ci salviamo con un numero incredibile, torno al Chievo e nel marzo 2003 salta fuori l’Uralan di Elista […] Io non sapevo neanche che esistesse, la Calmucchia. Ed Elista non è su tutte le cartine. Ricapitolando, col Chievo avevo praticamente chiuso, ma continuavo ad allenarmi in palestra e con squadrette della zona. Giocondo Martorelli, il mio procuratore che è quasi come un fratello, mi dice che Shalimov mi cerca. Ora, va bene che mi allenavo con la prima squadra quando Shalimov era all’Inter, ma non credo di avergli fatto una grande impressione. Non chiedo spiegazioni. Però il suo procuratore era Branchini, che è amico di Martorelli, può essere andata così. Servono un centrocampista, io, e un difensore, che è Dal Canto. Ci vado senza sentirmi un eroe. Ci vado per due motivi: non ho altre offerte e mi danno una cifra che altrove non mi darebbero neanche da ubriachi […] L’Uralan giocava un 4-4-2 classico, a zona. Siamo retrocessi per un punto. Ma era una scommessa anche per Shalimov: squadra con molti giovani, allenatore esordiente. È stata un’esperienza piacevole […] La casa era bella, nel ’98 a Elista c’erano state le olimpiadi degli scacchi e il nostro presidente è anche presidente della repubblica calmucca e presidente della federazione internazionale di scacchi. Così aveva costruito un quartiere-modello, con al centro una club house. Divisa gialla, mi pareva di essere ancora al Chievo, anche per numero di spettatori. Questo vale per tutti i club: stadi da 40-50 mila posti con dentro 5.000 spettatori. […] Shalimov era stato chiaro: in città non c’è niente da vedere, però saremo spesso a Mosca, 9 squadre su 16 sono di Mosca. Elista è sui 100mila abitanti, ma non sembra perché è sparpagliata nella pianura, a sudovest del Volga. Se vai in Russia copriti, mi diceva qualcuno. Invece in casa giocavamo alle 19 e qualche volta c´erano 46 gradi” […] E come arriva al Livorno? “Anche in questo caso, ha fatto tutto Martorelli. Il ds Bini mi voleva, il presidente Spinelli no. Posso capire, venivo dalla Calmucchia, non dalla Spagna o dall’Inghilterra. Appena m’ha visto, Mazzarri è stato chiaro: “Non ti conosco, non ti ho richiesto io, non so se puoi fare al caso nostro, non ti prometto nulla, comunque allenati e poi vediamo”. Visto come m’impegnavo in allenamento, dopo un po’ mi ha dato fiducia e non mi ha più tolto. Bravissimo allenatore, Mazzarri. È stato esaltante l’anno del ritorno in A. Ed è esaltante la prospettiva di rimanerci. Lavorando sodo, che è poi la sola cosa che può fare chi non è un fenomeno: stare attento a tutto, fare la vita giusta, guadagnarsi la pagnotta per l’anno che viene. Volpi dice che il nostro è un ruolo da ragionieri, io però mi sento più un operaio. Ma i tifosi del Livorno sono stati gentili, dandomi questo soprannome: il Geometra”» (Gianni Mura, “la Repubblica” 18/3/2005).