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 2004  dicembre 24 Venerdì calendario

Guarnieri Romana

• Nata all’Aja (Olanda) nel 1913, morta il 23 dicembre 2004. «Una grande intellettuale del Novecento, importante per le ricerche sui mistici medievali, per la collaborazione intellettuale ed editoriale con don Giuseppe De Luca, per la direzione di Bailamme - la rivista di cultura e politica che ha riunito femministe c o me Luisa Muraro, filosofi come Salvatore Natoli e intellettuali marxisti come Mario Tronti - e per la generosità nell’aiutare e consigliare, sia intellettualmente sia spiritualmente, giovani intellettuali, preti con vocazione di storici, ma anche chi capitava da lei per caso, magari per venderle un’aspirapolvere o una Bibbia. [...] Le novità non la sgomentavano, anzi, l’appassionavano subito: cominciò già anziana a frequentare il femminismo, così come, a età molto avanzata, aveva imparato a usare il computer. stata sempre una donna di avanguardia scomoda: nata in Olanda nel 1913 in una famiglia atea, da madre olandese e padre italiano, ha vissuto sempre a cavallo di più culture, di più mondi, vincendo molte resistenze grazie alla sua generosità e alla sua rigorosa rettitudine, che s’indovinavano subito dai grandi e luminosi occhi azzurri. Laureatasi in letteratura tedesca, amava raccontare di quando, negli anni Trenta, aveva attraversato la Germania in motocicletta, con un’amica. L’incontro con Giuseppe De Luca nel 1938 fu per lei occasione di una conversione fulminante e di un destino culturale: con lui infatti collaborò strettamente alla realizzazione delle Edizioni di Storia e Letteratura, subito prestigiose, e della rivista Archivio italiano di storia della Pietà , che diresse dopo la morte del prete intellettuale. A questo periodo risale la sua ricerca maggiore: il ritrovamento dello Specchio delle anime semplici , opera di una mistica fiamminga, Margherita Porete, importante anche per aver influenzato Meister Eckart. Come per tutta la sua attività intellettuale, anche in questo caso Romana Guarnieri lavorò spinta dalla passione verso quel mondo di ”beghine” fiamminghe con cui amava identificarsi: come loro, infatti, aveva fatto voto di castità e obbedienza, senza però entrare in un ordine religioso. Nonostante l’importanza del ritrovamento - il testo fu poi da lei edito criticamente nel 1962 - non inseguì mai la carriera universitaria: per lei, come per De Luca, la cultura richiedeva una libertà che le strutture accademiche non le avrebbero mai concesso. Fu anticonformista per questo cattolicesimo sempre aperto e curioso, per la passione con cui visse il sodalizio intellettuale con De Luca, del quale testimoniano una bella biografia (Don Giuseppe De Luca tra cronaca e storia, il Mulino, 1974, poi Edizioni Paoline, 1991) e molte lettere (Una singolare amicizia, Marietti, 1998). Un rapporto che, amava ripetere, se pure fra una beghina e un prete, era stato anche una storia d’amore fra una donna e un uomo. Convinta che lo studio costituisse soprattutto un cammino spirituale, ha aiutato tanti giovani a non scoraggiarsi, a non piegarsi ai rifiuti dell’accademia. Ha saputo creare intorno a sé una rete di amici - ma forse è proprio il caso di chiamarli discepoli - pronti a mettersi in discussione e a cercare di capire: perdonava tutto ma non il calcolo, la meschinità. In un mondo intellettuale come quello italiano, spesso soffocato dai conformismi politici e dall’accademia, è stata un vivificante soffio di aria fresca, quella che lei chiamava con la parola ebraica ruah [...]» (Lucetta Scaraffia, ”Corriere della Sera” 24/12/2004).