L’Indipendente, 19/12/2004, 19 dicembre 2004
”Arruolata” da Cavour. Fu con il trasferimento a Torino, una Torino schiva e severa, che le si aprirono davvero le porte del gran mondo
”Arruolata” da Cavour. Fu con il trasferimento a Torino, una Torino schiva e severa, che le si aprirono davvero le porte del gran mondo. Per Virginia divenne del tutto naturale frequentare e conversare con re, regina e principi vari. Palazzo Verasis dove la nuova coppia si stabilì, confinava con la casa di Cavour, cugino del povero marito cornuto. Virginia aveva diciotto anni e un bambino di otto mesi, quando fu deciso che la sua piccola storia si sarebbe incrociata con la Grande Storia. Pare che l’idea di ”arruolarla” al servizio della causa piemontese fosse venuta in mente a Cavour e a Vittorio Emanuele, alla fine della guerra di Crimea nel settembre 1855. Ma facciamo un passo indietro. Cavour si era da tempo reso conto che all’indipendenza italiana, frustrata dal giogo austriaco, era necessario l’appoggio della Francia. Non doveva essere troppo difficile ottenerlo. Da tre anni lì era nato il secondo impero. Luigi Napoleone, imperatore col nome di Napoleone III, era forse più italiano che francese. In Italia era cresciuto e in Italia aveva fatto le sue prime esperienze rivoluzionarie. Carbonaro, aveva prestato giuramento massonico che avrebbe dato anche la vita per la libertà italiana. A Cavour fu subito chiaro che erano due le strade da seguire. La prima era inserirsi nei giochi delle grandi potenze. L’occasione giunse dalla guerra di Crimea tra Russia e Turchia, in seguito alla dissoluzione dell’impero Ottomano. Il Piemonte barattò la promessa di porre sul tavolo della pace la questione italiana con l’invio di quindicimila bersaglieri a sostegno dell’esercito francese, alleato della Turchia. Ma c’era un’altra strada da percorrere: cercare una donna che «charmer politiquement l’Empereur, coqueter avec lui, le seduire s’il le fallait». Insomma, si trattava di trovare una donna bella e intelligente che, seducendo l’imperatore, lo assicurasse definitivamente alla causa italiana, o meglio piemontese. E chi poteva essere quella donna se non Virginia? Era successo, infatti, che durante una visita a Parigi il re e Cavour si erano resi conto che la contessa era molto conosciuta nell’entourage di corte. Niente di più facile, dunque, che sfruttare le entrature già da lei possedute.