"Cicerone contro Catilina", Garzanti, Milano 1996, 21 dicembre 2004
Banditismo. Ho ottenuto almeno questi due risultati, impedendo la tua elezione a console: puoi attaccare lo Stato da esule, ma non puoi sovvertirlo da console; il tuo tentativo scellerato è chiamato banditismo, non guerra
Banditismo. Ho ottenuto almeno questi due risultati, impedendo la tua elezione a console: puoi attaccare lo Stato da esule, ma non puoi sovvertirlo da console; il tuo tentativo scellerato è chiamato banditismo, non guerra. Ora, padri coscritti, ascoltate con attenzione le mie parole, vi prego, e fissatele nel profondo del vostro animo, perché io possa stornare da me il rimprovero, giusto in un certo senso, che la patria potrebbe rivolgermi. Se la patria, che mi è molto più cara della vita, se l’Italia intera, se la repubblica mi dicessero: «Marco Tullio, che fai? Hai scoperto che costui è un nemico, intuisci che sarà lui a condurre la guerra, sai che è atteso come comandante supremo nel campo nemico, che è l’ideatore del crimine, il capo della congiura, l’istigatore degli schiavi e l’agitatore dei cittadini perduti. Lo lascerai partire? Darai l’impressione di non averlo espulso da Roma, ma di averlo spinto contro Roma? Non darai l’ordine di arrestarlo, di trascinarlo al supplizio, di punirlo con la morte?