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 2004  dicembre 05 Domenica calendario

Costruita in un lampo. Il teatro era così necessario che a Milano ci misero meno di due anni per costruire la Scala dopo che bruciò il glorioso Regio Teatro Ducale

Costruita in un lampo. Il teatro era così necessario che a Milano ci misero meno di due anni per costruire la Scala dopo che bruciò il glorioso Regio Teatro Ducale. Record di velocità se pensiamo che per ricostruire il Carlo Felice di Genova, nel dopoguerra, ci sono voluti cinquant’anni. Il teatro era così necessario che durante i due anni di lavori, Milano si dotò di un teatro provvisorio, l’Interinale appunto, costruito in appena tre mesi nella casa appartenuta a Barnabò Visconti, la Cà di Can, presso l’attuale piazza Missori. La Scala è nata da un incendio, dunque. Così come da un precedente incendio era nato nel 1717 il Regio Ducale Teatro, sulle ceneri del Teatro andato a fuoco nel 1708. A quella ricostruzione, rimandata per nove anni durante i quali si utilizzò l’angusto e forse pericolante Teatrino, aveva contribuito esclusivamente la nobiltà milanese, visto che del teatro non poteva fare a meno e che le casse dell’erario erano vuote. Non era poco se solo qualche anno prima gli stessi patrizi si erano rifiutati di pagare il biglietto d’ingresso per sé e per la propria servitù, costringendo il principe Eugenio di Savoia a intervenire con una grida, come al solito inutile. L’incendio nel Settecento era un’eventualità tutt’altro che improbabile: i teatri erano totalmente costruiti in legno, illuminati con candele e lampade a olio, riscaldati con bracieri portati da casa se non addirittura con dei veri falò. Tanto probabile l’eventualità, che in un trattato di architettura del 1760 si raccomandava di costruire i teatri «vicino alle acque e separati dall’abitato». E tanto probabile che Piermarini, per scongiurarlo, difese la sua Scala con una macchina idraulica di nuova invenzione. L’incendio sulle cui ceneri sorse il teatro alla Scala fu senza dubbio doloso. Tante le ipotesi divenute leggende: che un prete, don Brusati, sfrattato dal convento di san Simpliciano, volesse vendicarsi dei torti subiti dalla nobiltà, distruggendola; che lo stesso arciduca Ferdinando avesse appiccato il fuoco stanco del trambusto nel palazzo Ducale dove il teatro aveva sede o forse per uccidere il presunto amante della moglie, con cui ella doveva incontrarsi clandestinamente a teatro. Un paio di processi probabilmente non servirono a individuare e punire il vero colpevole. Sta di fatto che il teatro bruciò completamente la notte del 25 febbraio 1776, al termine dei bagordi del Carnevale. E non bruciò solo il teatro a Milano, quella notte, ma bruciò anche l’idea stessa di teatro di corte. Ne sarebbe nato un teatro pubblico, a disposizione della città.