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 2004  dicembre 05 Domenica calendario

Come in rosticceria. Alla Scala si mangiava, eccome: si narra di risotti e polli che venivano arrostiti su stufette collocate nei retropalchi

Come in rosticceria. Alla Scala si mangiava, eccome: si narra di risotti e polli che venivano arrostiti su stufette collocate nei retropalchi. «I camerini, che sono come le dispense e le credenze dei palchi, dove si preparano i gelati, rinfreschi, caffè e cioccolata da servirsi nei palchi con una profusione che non si vede fuori di Milano», scriveva l’abate D. Juan Andès nel 1791. Dopo cena i cuochi si sbarazzavano dei rifiuti gettandoli dalle finestrelle dei retropalchi che davano sulla strada. Un’ordinanza di fine Settecento tentò, inutilmente, di riportare l’ordine: «Per maggiore pulizia del teatro ed anche per impedire che possa gettarsi dalle finestre dei camerini acqua ed immondizie, per cui non solo restano imbrattati li muri esterni e venga tramandato cattivo odore; come per evitare altri inconvenienti che potrebbero accadere alli passeggeri e carrozze che si appostano al di sotto, sarebbe desiderabile che si facesse apporre una piccola grata di ferro alle finestre di ciascun camerino». Alla Scala si giocava, e molto. Nei saloni del Ridotto la bassetta e il biribissi erano i più gettonati: la posta in gioco sempre molto alta, l’azzardo funzionale agli impresari scaligeri per il raggiungimento del pareggio in bilanci troppo spesso fallimentari. A nulla valsero grida e decreti che tentarono di porre termine a questa pratica. Ma tutto era permesso e previsto, perché il teatro era allora fuori di casa l’unico momento di aggregazione, l’unico centro della vita mondana. Un’esigenza sociale irrinunciabile per la nobiltà se Pietro Verri scriveva: «Tante sono le passioni, i pregiudizi e la imbecillità che non sappiamo né stare soli, né vivere in compagnia, e il teatro buono o cattivo è una necessità per avere il modo di passare le ore della sera».