Fabio Sindici, La Stampa 21/12/2004, pag. 25., 21 dicembre 2004
Nella seconda metà del Settecento, i lettori eruditi, disposti a spendere per libri costosi, contavano in Italia su uno zoccolo duro di 150 mila persone
Nella seconda metà del Settecento, i lettori eruditi, disposti a spendere per libri costosi, contavano in Italia su uno zoccolo duro di 150 mila persone. Carlo Goldoni faceva prove di marketing, promuovendo una raccolta di lusso delle sue commedie come status symbol. Molto più vasto era il pubblico popolare, che comprava romanzi e almanacchi. In Italia, in mancanza di una legge come il Copyright Act inglese del 1710, la pirateria editoriale era in pieno boom. Autori come il gesuita Chiari avevano un milione di lettori, fra edizioni ufficiali e edizioni corsare. Decisivo, per la nascita di un mercato editoriale moderno, il pubblico femminile, che consumava le novelle romantiche a ritmo industriale. All’inizio dell’Ottocento editoria alta e bassa cominciano a mescolarsi con meno scandalo. L’utopia della «Repubblica delle lettere» è tramontata. Ma non sono finiti i problemi per le tasche degli scrittori. Un esempio è Ugo Foscolo, che pensava di rifarsi almeno delle spese con la pubblicazione della "Chioma di Berenice". Ma, come scrisse in una lettera, «non posso dire d’averne venduto trenta copie»