Giovanni De Luna, ttL 18/12/2004, pag. 6., 18 dicembre 2004
La "Storia d’Italia" di Bruno Vespa: «Una visione "privatistica" rivissuta attraverso il familismo, l’aneddoto, il dettaglio insignificante; un modello di narrazione basato sul dialogo salottiero e sull’intervista "in poltrona"; un racconto che deliberatamente ignora ogni riferimento alle fonti archivistiche; la rinuncia a ogni obbligo di provare le proprie argomentazioni interpretative, se non ricorrendo alla testimonianza di Andreotti
La "Storia d’Italia" di Bruno Vespa: «Una visione "privatistica" rivissuta attraverso il familismo, l’aneddoto, il dettaglio insignificante; un modello di narrazione basato sul dialogo salottiero e sull’intervista "in poltrona"; un racconto che deliberatamente ignora ogni riferimento alle fonti archivistiche; la rinuncia a ogni obbligo di provare le proprie argomentazioni interpretative, se non ricorrendo alla testimonianza di Andreotti. E aggiungiamoci anche il puntuale riferimento ai capisaldi della vulgata revisionista. Da tutto questo scaturisce l’importanza del lavoro di Vespa. Siamo di fronte alla trasposizione in libro del modello prevalente della storia in tv» (Giovanni De Luna).