Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  dicembre 19 Domenica calendario

Vizinczey Stephen

• Kálóz (Ungheria) 12 maggio 1933. Scrittore. lasciò il suo Paese dopo il soffocamento della rivoluzione del 1956. Il suo bestseller del 1966, Elogio delle donne mature, è uscito in Italia nel 2003 presso Marsilio • «[...] scrive in inglese, è noto in tutto il mondo anglosassone, in Francia, in Spagna, in Portogallo e in molti altri Paesi. [...] pubblicò il suo primo libro [...] in Canada. Secondo quanto racconta lui stesso, fuggito dall’Ungheria nel 1956 e arrivato nell’immenso ancorché quasi disabitato Paese dell’America del Nord, a un certo punto salì su un grattacielo, intenzionato a buttarsi per la disperazione, la solitudine, lo sconforto. L’istinto vitale prevalse, ed egli, in quel momento, decise d’imparare l’inglese e scrivere in quella lingua. Elogio delle donne mature, uscito qualche anno più tardi, fu subito un bestseller mondiale. Negli Stati Uniti, dopo un iniziale fiasco, vendette più di un milione di copie nel giro di pochi mesi. [...] Diversi suoi saggi sarebbero da far leggere ai giovani. Anche quando rimprovera alcuni miti della letteratura occidentale, come Goethe, per il loro scarso coraggio, anzi per la loro codardia, Vizinczey non si mescola ai volgari cacciatori di scandali. La scoperta, fatta soltanto nel 2000 da uno studioso americano, circa alcuni misfatti di questo poeta tedesco d’inarrivabile grandezza, muove l’autore a riflessioni molto serie, ma non meschine. La sua appassionata difesa di Imre Nagy, il primo ministro dell’Ungheria nel 1956, impiccato due anni dopo, l’analisi del comportamento del popolo magiaro ”sopravvissuto, come gli ebrei, a tutte le sconfitte”, un popolo che pensa la storia in centinaia di anni, non in decenni, sono pagine che meritano molta attenzione. Ma quelle che si riferiscono alla letteratura sono a volte davvero divertenti e istruttive. Non tutto si può condividere di quello che Vizinczey scrive. Su Kafka dà un giudizio affrettato, per esempio. Ma si può condividere la sua travolgente ammirazione per Kleist, questo spirito agitato ma senza compromessi, questo trentaquattrenne suicida insieme a una donna, grande drammaturgo e narratore del primo Ottocento tedesco, tradotto in Inghilterra per la prima volta soltanto 150 anni dopo la morte. E vale lo stesso per i suoi scritti su Stendhal e Balzac. Far rivivere con tanta passione i classici, discuterne, arrabbiarsi, stroncarli, elogiarli: è un esempio importante per un’epoca che va a caccia di bestseller che a volte restano meri oggetti di consumo e macchine per fare soldi. [...]» (Giorgio Pressburger, ”Corriere della Sera” 19/12/2004).