19 dicembre 2004
Tags : Hiroshi. Sugimoto
Sugimoto Hiroshi
• Nato a Tokyo (Giappone) nel febbraio 1948. Fotografo. «Noto per aver fotografato, rigorosamente in bianco e nero, con lo stesso stile asettico e misterioso, cinema vuoti e diorama, paesaggi, drive-in e sculture in cera [...] ”I miei studi non sono stati così fondamentali: il vero incontro con gli artisti concettuali e minimalisti è avvenuto più tardi, quando mi sono trasferito a New York. In quel momento ho potuto conoscere il lavoro di grandi personaggi come Dan Flavin, che mi hanno influenzato moltissimo. [...] Per le mie fotografie credo si possa dire: ”concettuali però belle”. Scherzi a parte sono molto annoiato da quanti giustificano la bassa qualità del proprio lavoro con il pretesto concettuale” [...]» (Elena Del Drago, ”il manifesto” 18/12/2004). «[...] Fotografo concettuale e formale con una forte seduzione estetica, a Sugimoto (nasce a Tokyo nel 1948 e vive gran parte dell’anno negli Stati Uniti) della sua Terra dei crisantemi rimane la purezza delle linee e quell’esigenza documentaristica affermatasi in Giappone dopo l’arrivo del primo dagherrotipo intorno alla seconda metà dell’Ottocento quando, con la fine dell’epoca ukiyoe, i giapponesi guardano con grande sospetto alla rivoluzionaria invenzione della macchina fotografica. Respinti e attratti da quest’oggetto misterioso, cominciano però lentamente a sostituirla alla pittura. Fiorisce la ritrattistica e le foto d’ambiente con il tradizionale amore per il paesaggio, mentre criteri e stili provenienti dall’Europa diventano le linee guida dei fotografi del Paese del Sol Levante. Con l’avanzare del Novecento lo scambio con l’Occidente si fa più intenso. E’ significativo lo stupore di Walter Gropius nel visitare la villa imperiale di Kyoto. In una cartolina inviata a Le Corbusier (riprodotta in un volume dedicato a Katsura dell’Electa), infatti afferma di aver scoperto quanta sintonia vi sia tra le idee che avevano ispirato il Bauhaus e la dimora di Katsura. Se questa verità apparve allora come un’apparizione della Madonna, oggi è banalmente pane quotidiano. Sugimoto fa il percorso inverso: trasferisce il suo bagaglio culturale, gli studi iniziali di economia a quella conoscenza concettuale acquisita fin dal 1970, al primo soggiorno americano. Lui giapponese ritrova nelle correnti che allora spopolano negli Stati Uniti tutta l’arte e la filosofia del suo Paese. Le fa proprie senza dimenticare le sue radici, senza concedere nulla a quella fame di esotismo di cui va pazzo un certo pubblico» (Giuseppina Rocca, ”Il Messaggero” 20/2/2005).